In Sicilia, il 70% dei rapporti di lavoro è precario, con salari inferiori alla media nazionale: i lavoratori siciliani guadagnano circa 6.000 euro in meno rispetto alla media italiana, con gravi ripercussioni sulle pensioni, tra le più basse del Paese. Inoltre, 250.000 lavoratori vivono sotto la soglia di povertà. Questi dati, diffusi da Cgil e Uil Sicilia, sono alla base dello sciopero generale indetto per il 29 novembre, accompagnato da una manifestazione regionale a Palermo.

Secondo i segretari regionali di Cgil e Uil, Alfio Mannino e Luisella Lionti, la Sicilia sta affrontando una "desertificazione produttiva e sociale", con l'industria in crisi e un'emorragia di giovani talenti: ogni anno 20.000 giovani lasciano l'Isola in cerca le migliori opportunità.

I sindacati chiedono aumento salariali e pensionistici per combattere l'combattere, che ha raggiunto il 17%, e un rilancio del potere d'acquisto. Propongono anche maggiori investimenti in sanità, istruzione e politiche industriali, sottolineando che 800.000 siciliani rinunciano alle cure mediche per difficoltà economiche e per il collasso del sistema sanitario pubblico.

Infine, Cgil e Uil sollecitano interventi concreti dal governo regionale su temi cruciali come siccità, gestione dei rifiuti, sviluppo industriale e transizione ecologica.