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Palermo – Cgil: la Sicilia tra tagli nazionali e scelte regionali: rischio catastrofe sociale ed economica
Gli effetti della Finanziaria nazionale sulla Sicilia
Con la Finanziaria del governo Meloni, a partire dal 2025, la Sicilia subirà una riduzione di risorse pari a 2.662.500.000 euro. Questi fondi avevano generato investimenti e nuova occupazione, e la loro mancanza rischia di compromettere il tessuto economico e sociale dell’isola. Secondo il report della Cgil Sicilia, i tagli alla spesa rischiano di generare una “catastrofe sociale”.
Tra le principali conseguenze:
- Superbonus edilizio: la sua abolizione comporterà la perdita di investimenti per oltre 6,7 miliardi generati dal 2020 a oggi e un calo dell’occupazione di 9.500 lavoratori.
- Sgravi contributivi: ridotti da 1,2 miliardi a 350 milioni, con un conseguente aggravio per le imprese e un aumento del costo del lavoro.
- Tagli lineari del 5% alle spese ministeriali: per la Sicilia significa una riduzione complessiva di 177,5 milioni al netto della sanità, con effetti su vari settori e competenze regionali.
- Università: meno 35 milioni di euro di finanziamenti.
A questo si aggiungono le difficoltà nella gestione dei fondi europei. Tra inadempienze e malagestione, la Sicilia rischia di perdere 40 miliardi tra PNRR, Fondo di sviluppo e coesione (FSC) e Fondo sociale europeo plus (FSE+).
La Finanziaria regionale e le scelte del governo siciliano
La Finanziaria regionale, varata dal governo isolano, non appare all’altezza delle sfide. Secondo la Cgil, aumenta i centri di spesa senza prevedere investimenti strategici.
I principali problemi individuati sono:
- Perdite e ritardi nei fondi europei: 338 milioni del FSC e 975 milioni destinati alle infrastrutture già persi; oltre 2 miliardi a rischio per ritardi nelle procedure.
- Sanità in crisi: dei 980 milioni destinati alla Missione Salute del PNRR, solo il 33% è stato impegnato e appena il 4,6% pagato. Dei 767 interventi previsti, molti non sono stati appaltati.
- Politiche sociali in stallo: l’incremento dei beneficiari di assistenza domiciliare integrata (ADI) è stato di appena 200 unità contro le 39.121 previste.
La Cgil Sicilia denuncia anche la mancanza di un confronto efficace tra il governo regionale e le parti sociali, con proposte sindacali accolte solo in minima parte, come la stabilizzazione degli ASU.
Le proposte della Cgil
Tra le richieste avanzate dal sindacato:
- Sostegno ai settori agricoli colpiti dalla siccità (40 milioni) e riforma del comparto forestale (50 milioni).
- Investimenti negli enti locali, con risorse per servizi e assunzioni.
- Politiche per la non autosufficienza (20 milioni) e per la coesione sociale (20 milioni).
- Interventi straordinari per sanità, trasporti, cultura e infrastrutture locali.
- Maggiore trasparenza nell’uso dei fondi e criteri uniformi per l’attribuzione delle risorse.
“La Sicilia rischia il collasso economico e produttivo – ha dichiarato Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia – se non si adotteranno politiche capaci di sfruttare le risorse disponibili e di rispondere alle reali esigenze dell’isola”.
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