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Un giorno mi sono svegliata nella città di K e, dopo cinquant’anni, appartengo infatti a quella generazione liminare, cioè di confine tra il vecchio ed il nuovo mondo, tra le fondamenta della memoria e l’oblio della stessa, mi sono accorta di essere una straniera, una barbara: per i greci colei che balbetta la lingua.
Addirittura, nel balbettare, mi sono resa conto che le coordinate sono state smarrite da tempo. È la bussola impazzita di Montale. È il nuovo mondo destrutturato dalla perdita della memoria e dall’afasia del linguaggio.
Orbene, nel territorio ammodernato, vige la norma che non esiste tetto né legge, che per radicarsi bisogna scomparire, che il pifferaio magico incanta più del vecchio studente anacoreta di Leopardi, che “sì, siamo ed inseguiamo” la modernità anche al prezzo di smarrire sé stessi come comunità.
In poche parole, l’abuso è legge, la legge, e certamente, non di marxiana memoria, è sovrastruttura, la liquidità infine ci comprende come un disamorevole grembo materno.
Poche righe per dire dell’impunità e del cangiante volto del potere, sempre uguale a sé stesso ed ammantato di “trasversalità”, parola d’ordine che definisce il contemporaneo, che risponde solo a sé stesso.
Dunque, mi limito alla scuola (ma potrebbe essere lo stesso per la sanità, l’agricoltura). La parola d’ordine è SMANTELLAMENTO. Scuole come aziende, Presidi come manager, tutti ad inseguire la competizione e la produttività. Ed ancora Dirigenti d’Ambito ed ispettivi, che non importa ciò che si fa, purché acriticamente lo si faccia.
Sono quasi 500 le scuole che, in Sicilia, hanno abbracciato, senza se e senza ma, la grandissima innovazione di tagliare un quinto anno nei licei e negli altri ordini perché pensare è improduttivo e perché nuovi orizzonti di mercato si apriranno a svelarci, e finalmente, le meravigliose porte dell’EDEN (tra parentesi quasi 500 quinte classi si perderanno con relativo organico e posti di lavoro).
La scuola non dovrà formare cittadini, solo lavoratori a buon mercato però, ultraspecializzati.
Bisognerà dimostrare agli studenti che, “se vuoi essere qualcuno”, lo imparerai a tue spese e dovrai sapertelo “guadagnare”. Dovrai essere spendibile, multitasking, formarti continuamente senza mai chiederti l’obiettivo perché la “tua” diventerà “una scelta necessaria”, pena il crollo di un qualunque tuo orizzonte, poiché sarai stato “immeritevole” nei confronti di te stesso.
Ed ecco la guerra di tutti contro tutti: le norme un dettaglio sviante da liquidare, il territorio una carta sfocata ed immaginaria che non fa e mai dovrà “fare rete”, l’affanno per arrivare all’agognato posto di DIRIGENTE, costi quel che costi.
Via quindi, nell’ordine: le autonomie scolastiche, nonostante la tutela legislativa, l’obbligo legale e morale della trasparenza nelle decisioni e di una corretta informativa, via paletti, via kilometri che avrebbero dovuto garantire un territorio unico e provinciale capace “di fare rete”, via i numeri, via tutto… Il potere, come l’araba fenice, ha bisogno solo delle sue ceneri per rinascere continuamente. Il potere non rende conto a nessuno se non a sé stesso ed al suo mantenimento.
In nome di tutto ciò, ecco la svendita del Liceo Scientifico Farinato di Enna, ecco l’apertura non di un indirizzo, ma di un nuovo Liceo a pochi chilometri dal Comune, ecco l’affondo definitivo dell’alberghiero di Enna con nuove concessioni a pochi chilometri dallo stesso (si chiama piano di “razionalizzazione”).
Il Comune, allo sbando, continua a prostrarsi, scusate, prestarsi a logiche di mercato in cui il Capoluogo e l’intera Provincia sono ormai allo sbando. Non ultima l’iniziativa del “Comune tal dei tali” della Provincia, in cui l’orientamento scolastico non lo fa più la scuola ma, direttamente, l’Amministrazione con partecipazione e plauso di Neodirigente dell’Amministrazione in pectore, aspirante Dirigente Superior della grande Amministrazione in atto, Assessori che ribadiscono il galateo ed i cioccolatini, mantenendo però ben salda la poltrona, con l’avvallo, ovviamente, di Chi si proclama contrario.
Bazzecole… nel frattempo, si sfalda come muro di Berlino, ma molto più friabile, l’intero assetto della Costituzione frutto di lacrime e sangue di questo Paese, per far posto al nuovo che avanza l’Autonomia Differenziata…
Bazzecole…. Sono solo parole di una generazione liminare e di confine tra il vecchio ed il nuovo mondo. Una generazione boomer.
Contro la depressione di qualcheduno di questi si consiglia di darsi all’orto biosinergico.
Angela Accascina
Docente e Dirigente FLC CGIL
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Nel calcio come nella vita, per raggiungere certi traguardi, bisogna che tutto l'ambiente remi dalla stessa parte. La grande cavalcata dell' anno scorso vide tutte le componenti (società, gruppo squadra e tifoseria) sprintare verso la stessa direzione, e non poteva essere diversamente, visto il grande traguardo raggiunto. Quest' anno le situazioni sono totalmente diverse, per tanti motivi. Vuoi per lo spessore del campionato di serie D, vuoi per il gruppo squadra molto giovane e in continuo cambiamento, vuoi per una condizione economica, a me pare di capire, molto diversa. Siamo passati dal dominare il campionato al cercare di portare a casa, di volta in volta, un risultato positivo. Nonostante i risultati non siano del tutto soddisfacenti, la classifica non è deficitaria, anche se ora dobbiamo affrontare le squadre più forti e meglio attrezzate, siamo ancora in una zona di centro-classifica che ci mette ancora al riparo. Errori sicuramente ne sono stati fatti. E chi non sbaglia? Non sbaglia solo chi non si mette in gioco. Qualche partita poteva andare diversamente? Certo ma nessuno scende in campo per perdere o per non vincere poi ci sono gli avversari che molto spesso, quasi tutti, sono meglio attrezzati di noi. La società ha subito detto chiaramente, qual' era l'obiettivo stagionale, senza fare falsi proclami e senza vendere fumo. L' ennesimo pari ha lasciato, oggi, l'amaro in bocca e anche qualche mugugno di troppo. La società, la squadra e la tifoseria se vogliono centrare la salvezza, devono diventare un tutt' uno. I molti giocatori giovani vanno incoraggiati, non criticati, appena scendono in campo. La squadra va sostenuta, senza se e senza ma, perché sta attraversando un periodo particolare e necessita la vicinanza dei tifosi e della città tutta, altrimenti si rischia di rompere il giocattolo e poi cari sostenitori ennesi a noi resterebbero solo i cocci. Quindi tutti insieme sempre e solo forza Enna.
Gaetano Di Maggio
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Nel venticinquesimo anniversario della scomparsa di Bettino Craxi, è doveroso riflettere su una figura che ha segnato profondamente la storia politica italiana. Craxi è stato un protagonista indiscusso, un leader del socialismo riformista dotato di un forte senso dello Stato. La sua car-riera politica, durata decenni, è stata caratterizzata da successi significativi e ombre ineludibili. Craxi ha promosso un socialismo moderno e riformista, contribuendo a periodi di grande espan-sione economica e accrescendo la credibilità internazionale dell’Italia. Da Presidente del Con-siglio, dal 1983 al 1987, il suo governo ha lasciato un’impronta duratura, affrontando sfide interne e internazionali con decisione. Tuttavia, la sua carriera è stata anche macchiata dagli scandali legati alla corruzione e dalla vicenda di “Tangentopoli”, che ha segnato la sua caduta politica e lo ha costretto a vivere in esilio ad Hammamet, in Tunisia, dove è morto il 19 gennaio del 2000.
Uno degli episodi più emblematici della sua leadership fu l’incidente di Sigonella nel 1985. In quell’occasione, Craxi dimostrò un coraggio politico fuori dal comune opponendosi alle pres-sioni degli Stati Uniti, che richiedevano la consegna dei dirottatori palestinesi coinvolti nel se-questro dell’Achille Lauro, rivendicando il diritto dell’Italia a giudicare i responsabili sul pro-prio territorio, incarnando il principio di sovranità nazionale. Questo gesto, definito da molti come “l’ultimo sussulto di sovranità nazionale”, ha segnato uno dei momenti più alti del suo impegno politico.
Nonostante le opinioni contrastanti sulla sua figura, il tempo ha permesso una rivalutazione più equilibrata del suo operato. Nel 2010, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sotto-lineò che “la figura di Craxi non può venir sacrificata al solo discorso sulle sue responsabilità sanzionate per via giudiziaria. Craxi va considerato come leader politico e uomo di governo impegnato a rappresentare l’Italia sia sul piano interno che su quello internazionale. La sua memoria merita un’analisi che superi le distorsioni e le rimozioni del passato”.
È per questa ragione che in qualità di Segretario provinciale del Partito Socialista Italiano in-tendo proporre al Sindaco ed all’amministrazione comunale di Enna di intitolare una via o una piazza a Bettino Craxi. Questo gesto simbolico rappresenterebbe non solo un omaggio a uno statista che dedicò la sua vita al Paese, ma anche un modo per sensibilizzare le nuove genera-zioni sulla complessità e l’importanza del suo operato. Craxi ha contribuito a portare l’Italia tra le grandi potenze internazionali e restituirgli dignità storica significa riconoscere il valore di un uomo che, nonostante le contraddizioni, ha inciso profondamente nella storia della Repubblica Italiana.
Alessio Genovese
Segretario provinciale Partito Socialista Italiano (Enna)
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Alcune testate giornalistiche siciliane titolano così o quasi, la bocciatura del ritorno al voto diretto per le nostre province. Io non credo che il nostro presidente del consiglio dei ministri, voglia impedire al popolo siciliano di eleggere i propri rappresentanti provinciali, in modo da dotare i nostri territori di una vera governance capace e presente, per dare risposte valide alla nostra gente. Non credo che voglia lasciare le nostre province in mano a dei sindaci e consiglieri comunali, che con difficoltà riescono a mala pena, a gestire i propri comuni, quindi incapaci, sicuramente, di poter rappresentare degnamente un'area vasta.
Se si considera anche, che la bozza della riforma siciliana sulle province, prevedeva che le spese delle elezioni e dei successivi compensi ai futuri presidenti, assessori e consiglieri, era totalmente a carico della regione siciliana, avrebbe messo in condizione Roma e la Meloni, di stare tranquilli, anche sotto l'aspetto economico.
Perché la Meloni, quindi, dovrebbe essere contraria a cancellare una legge "sciagura", come quella della Delrio, dato che avrebbe consentito ai siciliani, che godono di uno statuto specialissimo, a volte solo quando conviene a Roma, di rappresentare nuovamente e pienamente i propri territori? Anche il presidente della repubblica, in una recente visita in Sicilia, aveva auspicato ad un ritorno alle vecchie province ed è notizia di oggi che la Lega presenterà alla camera un suo emendamento per le elezioni dirette provinciali. Bastava inserire un piccolo emendamento nella finanziaria, da parte del governo nazionale, per consentire ai siciliani di tornare al voto.
Allora provo ad immaginare il perché, possa non volere il voto diretto e democratico dei siciliani, il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri. Forse perché quando si tratta di amministrative, i fratelli d' Italia diventano "fratellini" ,come li ho battezzati poco tempo fa, dovendo apporre il cognome a fianco al simbolo? Forse perché nonostante i sondaggi diano il partito della Meloni al 30%, a livello nazionale, in Sicilia, in alcune realtà, avrebbe rischiato di non prendere neanche il 5%, che è lo sbarramento minimo?
Se così fosse, allora la Meloni metterebbe l'interesse del partito, davanti all'interesse dei siciliani. Mi dispiacerebbe tantissimo, perché sta ben rappresentando l'Italia, attuando una grande politica, aggiungerei finalmente, internazionale e si sta ben muovendo, anche sotto l'aspetto economico. Concludo dicendo, che la nostra Meloni, presa da mille impegni, tra l'altro gravosi, non ha analizzato il fatto, che la disfatta arriverà ancora più grande per i suoi "fratellini" siciliani, con le elezioni di II livello, perché? Perché saranno isolati, come alleanze, e perché hanno pochi amministratori. Purtroppo alla Meloni chi le doveva fare presente una tale previsione? I suoi rappresentanti siciliani? Mi viene da sorridere.
Concludo, veramente questa volta, augurando alla Meloni di continuare a rappresentare alla grande l'Italia, se pur tra mille difficoltà, e di perdere tutte le 9 province in Sicilia, con le elezioni di II livello. Auguri Presidente.
Gaetano Di Maggio
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Salve, sono Francesca una mamma di un bellissimo bambino che frequenta le attività che l'associazione HOPE svolge in parrocchia. Parlando con i ragazzi insieme ad altre mamme ci siamo chieste come mai l'associazione non ha una sede più organizzata, in proprio, come la ex caserma dei carabinieri ormai chiusa da oltre 10 anni?? I ragazzi ci hanno risposto che il passaggio del presidente insieme al parroco è stato fatto alla provincia, la risposta? che devono farci il museo dell'autodromo.
Bene da mamma chiedo ai NOSTRI politici che senso ha fare il museo dell'autodromo alla ex caserma e togliere l'utilizzo per attività sociali? Non si venga a dire che a Pergusa non ci sono spazi !!! oltre la caserma ci sono i locali della tribuna ( sappiamo che sono stati richiesti piu' volte dal centro anziani ) ma nessuno concede nulla.
Preferiamo abbandonare i locali facendoli disperderli invece di farli vivere. L'associazione in essere come gli altri gruppi parrocchiali fanno doposcuola , grest invernali ed estivi , centro di ascolto con la Caritas, distribuzione di alimenti , tutte attività importanti per il territorio che conta piu' di 1000 persone e che presto vedrà tanti universitari che potrebbero avere la possibilità di fare del volontariato e di mettersi al servizio di una comunità ,ed un salone che serve pure ad altro possa bastare?
Non so le stanze ,ma dall'esterno dopo i lavori di ristrutturazione della ex caserma le condizioni non sono ottime. Colombe che entrano dentro , vetri rotti , erba ecc... . Non si venga a dire che si potrebbe fare una stazione dei carabinieri perché a dir vero sono in sotto organico ed in alcuni comuni ad un certo orario le caserme hanno delle difficoltà.
Gli alloggi sono stati dati a dei carabinieri così come ci sono stati sempre, ma la ex caserma? La ex caserma è stata fin dall'inizio luogo di aggregazione, luogo dove si svolgevano le attività socio ,ludiche educative. ( periodo fascista ) il CENTRO SOCIALE DI PERGUSA, oggi ? BHO?. I nostri ragazzi come i ragazzi di Enna Bassa potrebbero avere un centro come la casa di giufa' ( se esiste ancora ) o come il centro di aggregazione esistente , invece NO ( non ci lamentiamo se poi stanno a casa con i cellulari o giocano on line senza socializzare ).
Chiederemo al parroco ed al presidente un incontro per vedere come si possa fare affinché questa realtà ,come tante altre nate e che lavorano bene sul territorio pergusino non venga esclusa dalla concessione di locali , lasciandoli al degrado e all'abbandono, spendendo poi altri soldi pubblici. L'invito è rivolto pure ai nostri onorevoli Marino e Longi , i nostri deputati regionali Venezia e Lantieri , affinché contattino il presidente dell'associazione e si possa trovare insieme una soluzione con la provincia , e che possa premiare questi ragazzi che lavorano sul territorio per i nostri figli e non solo.
Francesca Pace ed altre mamme
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