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- Categoria: Cultura Arte Beni Culturali
Beni Culturali – Storia e leggende del Castello Manfredonico di Mussomeli
Il suggestivo Castello di Mussomeli (CL), noto anche come “Castello Manfredonico” è una fortezza eretta tra il XIV e il XV secolo su una rupe di roccia calcarea, a due chilometri dalla città.
Il castello fu edificato tra il 1364 e il 1367 da Manfredi III Chiaramonte, conte di Modica, sebbene vi si ritrovino tracce architettoniche più antiche, di epoca sveva, tra cui la cappella posta nel recinto interno. Le forme attuali del fortilizio si devono soprattutto all'intervento operato all'inizio del XV secolo dai Castellar, signori di Mussomeli.
Nel 1391, la fortezza entrò in possesso di Andrea Chiaramonte (giustiziato l'anno successivo a causa di contrasti con la regina di Sicilia, Maria d'Aragona), passò successivamente ai Moncada e infine ai Lanza, una delle più potenti famiglie della nobiltà siciliana. Nel 1564, Cesare Lanza acquisì il rango di primo conte di Mussomeli e fu nei primi anni del Seicento che suo figlio Ottavio decise di abbandonare la residenza e adibirla a carcere.
L'abbandono del sito salvaguardò il castello dai rifacimenti seicenteschi e settecenteschi, permettendo alla fortezza di conservare il suo aspetto originale.
Dopo aver attraversato un ponte levatoio si accede al castello attraverso una porta ad arco all’interno della prima cinta muraria, ai cui lati si possono ammirare due stemmi intagliati sopra dadi della stessa pietra, uno dei quali rappesenta un giglio. Di fronte all’ingresso si notano i ruderi di una grande stalla, la scuderia, capace di contenere cinquanta cavalli.
Attraverso la seconda rampa si arriva all’ingresso vero e proprio del Castello. Dato il miglior stato di conservazione si pensa che la seconda cinta muraria sia di un’epoca posteriore rispetto a quella più a valle, pur non essendo diverso lo stile architettonico. Ciò è dimostrato dallo stemma che si trova ai due lati della porta, formato da un castello con tre torri: lo stemma dei Castellar. Sulla porta, inoltre, esiste un altro stemma, quello dei Del Campo (uno scudo con tre aquile).
All'interno della fortezza è possibile ammirare la “sala dei baroni” (o “sala del trono”), sita nel recinto interno sul quale affacciano pregiati portali di stile chiaramontano; la “sala del camino” e la “sala da pranzo”, che presentano elementi in stile gotico; la “camera da letto” del conte, a doppia volta a crociera. Di particolare suggestione sono l'armeria o “camera della morte”, al cui interno sono presenti insidiose botole, la “stanza delle tre donne”, a cui è collegato l'episodio delle tre donne murate vive e, infine, il carcere feudale.
Il castello è avvolto da numerose leggende: la sua storia si ricollega a quella di Laura Lanza, la Baronessa di Carini, figlia di Cesare Lanza, conte di Mussomeli. Si narra che il fantasma della baronessa, che per lunghi periodi soggiornò a Mussomeli, vaghi tra le camere del castello per vendicare la sua morte, avvenuta per mano del padre o del marito Don Vincenzo La Grua-Talamanca, Barone di Carini, per averla colta in flagranza di tradimento.
Una struggente vicenda vede protagoniste Clotilde, Margherita e Costanza, sorelle di un potente principe di nome Federico che, costretto ad andare in guerra, le segregò in una stanza con l'intento di proteggerle, dopo aver fornito loro i beni necessari alla sopravvivenza per il breve periodo di lontananza da lui previsto. La guerra, però, si protrasse più del previsto e, al suo ritorno, il principe trovò le tre sorelle morte per inedia, col volto sfigurato dalla fame e le scarpe tra i denti nel tentativo di resistere.
Si narra, inoltre, che il castello sia abitato dal fantasma di Guiscardo de la Portes, un soldato spagnolo, partito con l'esercito di Re Martino I. Il soldato, che in patria vide osteggiata la sua unione con Esmeralda de Loyoza da don Martinez, invaghito della ragazza, fu seguito dagli uomini di don Martinez, i quali lo ferirono gravemente nei pressi del castello, nelle cui segrete il soldato venne poi rinchiuso fino alla morte, avvenuta poco dopo.
Si racconta che la sua anima, assieme a quelle di donna Laura – la baronessa di Carini – e delle tre donne Clotilde, Margherita e Costanza, vaghi ancora tra le stanze della fortezza.
Giovanna Garlisi
Foto di Clemensfranz - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26218297