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Stelle di Sicilia. Il Ritratto di Donna Franca Florio di Giovanni Boldini
Un singolo manufatto dalle mille storie e dai mille miti, come la nobildonna che ritrae meticolosamente, in un turbinio di colori e pennellate quasi mosse dal vento, a ritrarre una bellezza autentica, senza fronzoli, e per questo sbalorditiva. Appartiene a quel filone della ritrattistica “sentimentale” - a cavallo tra Ottocento e Novecento, e tipico della celebrazione delle dive della Belle Epoque, - il Ritratto di Donna Franca Florio, dipinto commissionato da Ignazio Florio, marito di Franca ed erede dell’abbiente famiglia imprenditoriale palermitana, forse, come racconta la leggenda - o meglio, il pettegolezzo - per liberarsi da quel senso di colpa nei confronti della moglie, il cui cuore aveva lacerato a causa dei molteplici tradimenti.
Il dipinto non si lega solo a vicende di travagli sentimentali, ma porta con sé anche fumose circostanze legate sia alla sua realizzazione che alla conservazione: vide la sua genesi nel 1901, per poi essere completato solo nel 1924; errori di interpretazione della documentazione archivistica e fotografica hanno portato a pensare che Boldini avesse addirittura realizzato tre esemplari del dipinto, di cui si sarebbe conservato solo l’ultimo. Nel 2015, però, attraverso l’analisi a raggi X, si è scoperto - grazie a Marco Smolizza, autore della studio rivelatore - che le tre versioni non sono altro che stratificazioni dello stesso dipinto: così - attraverso il confronto pertinente tra la documentazione fotografica su come appariva il dipinto nel 1901 (reperita dall’archivio di una delle ultime discendenti dei Florio, Costanza Afan de Rivera Costaguti, figlia di Giulia Florio, quindi a sua volta nipote della stessa Franca e di Ignazio), nell’esposizione presso la Biennale di Venezia del 1903 e nell’ultima versione, oggi pervenutaci, del 1924 - la storia dell’arte siciliana si è potuta finalmente arricchire di una completa ricostruzione delle vicende dell’opera.
In occasione del ritorno del dipinto a Palermo - grazie all’iniziativa dei coniugi Berlingieri di acquistare il Ritratto di Donna Franca Florio di Giovanni Boldini e permettergli il ritorno presso il natio capoluogo siciliano - è stata organizzata anche una mostra, ospitata a Villa Zito nel 2018. In quell’occasione si è fatto il punto sul contesto in cui Boldini si muoveva, sia nella sua attività parigina che nella sua nuova vita palermitana e si è descritto attentamente anche l’ambito della Biennale, la moda del tempo, i costumi e persino gli elementi socio-culturali che hanno portato alla costruzione del racconto che ammanta di favola il dipinto, racconto secondo cui Ignazio, oltraggiato dalla licenziosità della veste della moglie, ne avrebbe ordinato al pittore una seconda versione. In effetti, il 20 giugno 1901, Don Ignazio scrisse a Boldini: "... il lavoro deve essere al gusto di quello per cui sto pagando... Trovo il suo atteggiamento per niente bello; lo trovo decisamente irreale e innaturale”; l'artista cedette accettando di ritoccare le aree offese del ritratto, allungando l'abito e le maniche con pizzo nero. Il quadro fu successivamente esposto alla Biennale di Venezia nel 1903, provocando diverse risposte come quella di Vittorio Pica, che scrisse: "Per quanto riguarda Boldini, se Il Ritratto di Donna Franca riconferma la maestria del pittore nella sua morbida resa del viso e nel passaggio dal viso al collo, la posa innaturale e il tocco esagerato della figura snella, strettamente infilata in un abito nero ostentato, rende il suo affetto e artificio più evidente che mai ...". Così, nel 1924, Boldini rielaborò il dipinto, riportandolo al concetto originale.
Nella committenza dei Florio a Palermo, un patronato che si snoda in tutte le arti e si concretizza nella realizzazione di palazzi nobiliari - come la Casina Florio all’Olivuzza, Villa Igiea, la celebre Villa dei Quattro Pizzi - ma anche di edifici di utilità civile - l’ex mulino a vento del Sommacco, il centro internazionale di talassoterapia presso l’antica borgata dell’Acquasanta -, rientra così anche, tra i manufatti di arte figurativa, il ritratto della “regina di Sicilia”, così era nota Franca Florio, il cui fascino, unito alla nota bellezza fisica, la porta a guadagnarsi i titoli di “Unica”, da Gabriele D’Annunzio, e “Stella d’Italia”, da Guglielmo II di Germania. La discendenza dei Florio, tuttavia, non fu poi in grado di pagare per questi grandiosi progetti: in seguito alla rovina finanziaria della famiglia, il ritratto fu acquistato dal barone Maurice de Rothschild per un milione di lire, allontanandosi dall’isola per decenni, fino al suo atteso ritorno.
Emanuele Liotta