- Troina celebra la storia: nasce la “Società Troinese di Storia Patria”
- Black Friday 2024: il 42% delle famiglie italiane si prepara agli acquisti
- Enna - Diritti dei Minori: un allarme globale e locale
- Inclusione scolastica e sindrome di Kleefstra: strategie e prospettive future
- "Bonus stufa a pellet 2025": la detrazione fiscale
- La fame nel mondo: cause, conseguenze e possibili soluzioni
- Palermo - Governo approva nuovo piano di gestione dei rifiuti per la Sicilia
- Dettagli
- Categoria: Cultura Arte Beni Culturali
Leonforte, il comune feudale granaio della Spagna
Nell’anno 2017 i licei classico e scientifico di Leonforte, coinvolsero l’Università popolare e i professori Nigrelli e Maria, in un’ottica di recupero della memoria, delle radici e della conoscenza dell’ambiente circostante per avvicinare gli studenti ai personaggi, i monumenti e le curiosità della paese natio. In quell’occasione venne distribuito un breve lavoro del prof. Nigrelli, che la redazione di Dedalo, attenta alla storia e alle tradizioni paesane, pubblicherà periodicamente in collaborazione con il suo autore e con l’Università popolare.
LA FONDAZIONE DI LEONFORTE
La fondazione di Leonforte, all’inizio del secolo XVII, si situa nella politica economica della Spagna, cui appartiene il Regnum Siciliae, atta ad incrementare la produzione di derrate alimentari e soprattutto di grano che si rendeva necessaria a seguito della notevole crescita demografica del periodo. Per aumentare la produzione agricola bisognava aumentare le aree delle colture agrarie e per questo “pianificare” la distribuzione demografica favorendo la nascita di nuovi centri e favorire la coltivazione di terre incolte. Sorgeranno pertanto nella Sicilia tra ’500 e ’700 un centinaio di nuovi centri urbani. Questi ultimi saranno definiti comuni “feudali” in quanto retti da un signore che ne esercitava il potere politico ed economico e ne amministrava la giustizia.
La Licentia populandi accordata dal sovrano ai grandi feudatari del Regno, dietro un cospicuo contributo alla Regia Curia, comportava il diritto di fondare una nuova città. Il titolare di questa (conte, marchese, principe, ecc.) il quale investiva notevoli somme nella fondazione, contava di riaversi delle spese dall’incremento della produzione agraria delle sue terre, dai patti agrari con i nuovi sudditi che lo sviluppo demografico avrebbe comportato. Per di più il fondatore di un nuovo centro acquisiva il diritto di occupare un seggio nel Parlamento siciliano. Da ciò il conseguente potere politico, il prestigio sociale e quindi la possibilità di fare carriera assumendo importanti cariche nella macchina amministrativa del Regno.
Chiedendo ed ottenendo la Licentia populandi, il barone di Tavi e conte di Raccuia Nicolò Placido Branciforti Branciforti, dell’illustre casato tra i più potenti della Sicilia, ha voluto fare del feudo di Tavi il centro del suo progetto politico ed economico. Rilevando infatti l’importanza di tale territorio situato a centro della Sicilia lungo l’asse viario Palermo-Catania, e considerando la feracità del suolo, intuì le grandi potenzialità dovute alla straordinaria ricchezza di acque che sgorgando dalle pendici del Cernigliere (il monte Tavi) si riversavano lungo la vallata del Crisa. Quelle sorgenti infatti oltre che ad alimentare uomini e armenti avrebbero fornito forza motrice per i mulini e irrigato le terre a valle e in particolare ingentilito la zona meridionale della città con una complessa serie di artistiche fontane.
Giuseppe Nigrelli