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Società e Costume - Fenomenologia dello sport odierno. Da Gigi a Gigio cosa abbiamo perso
Un titolo altisonante aiuta a coprire le nostre debolezze, soprattutto dovute all’età. In altre parole non vogliamo apparirvi come i soliti nostalgici dei bei tempi andati, quando tutto andava bene.
Il tema è quasi banale: non si tratta di psicologia, sociologia o filosofia, ma solo di economia e di quella dura e pura che non ha nulla a che fare con l’etica.
Gigio Donnarumma ha lasciato il popolo rosso-nero a bocca aperta. Noi, che del Rosso e del Nero vogliamo conoscere a mala pena Stendhal, non siamo rimasti particolarmente sorpresi. È da anni, infatti, da quando era poco più che neonato (calcisticamente parlando) che il Gigione e soprattutto il manager che detiene il suo tesserino, minacciano sempre di lasciare il Milan. Evidentemente per soldi, ma questo è un altro discorso.
Quello che non avremmo mai immaginato è che Gigione restasse in panchina al PSG! Va bene i soldi ma c’è un limite a tutto!
L’altro grande Gianluigi nazionale, Buffon, ha dovuto cambiare maglia anche lui un paio di volte, ma lì sono stati solo giochi di società (per quanto blasonata), e quella insana realpolitik bianco-nera che ha costretto all’addio da insalutato ospite un mito assoluto come Del Piero. Quello è stato forse solo un gioco di paragrammi: si è passati dal cartellino al cardellino...
Per un attimo è sembrato che anche CR7 diventasse CR28 o cose così, ma lì i soldi sono ancora di più e le regole immutabili si possono cambiare anche nella perfida Albione.
Se Milan e Juve piangono, i nerazzurri non ridono. Questa volta, ad essere comandati dal dio denaro sono stati i proprietari cinesi dell’Inter, che hanno ceduto immediatamente alla sirena miliardaria del russo Roman Abramovič e conseguentemente hanno ceduto Lukaku al Chelsea. Qualcuno se l’è presa con il buon Romelu ma tra rom…ani ci si capisce.
In fondo questa è una storia non proprio nuova e non sono stati i cinesi a inventarla. Ci aveva pensato anni fa un tale Zamparini, che di professione faceva l’imprenditore e per hobby il macinatore di allenatori (trentaquattro in diciassette anni al Palermo, di cui sette in una sola stagione). Faceva anche lo ”scopritore di talenti”, o per meglio dire il venditore di campioni. I palermitani, precipitati all’inferno dopo essere arrivati alla finale di Coppa Italia, fanno ancora il conto di chi è passato dalla maglia rosa-nero: una formazione stellare (e virtuale) con gente del calibro di Pastore, Dybala, Amauri, Cavani, Luca Toni, Stefano Grosso, Ilicic, Belotti, Vasquez, Hernandez, etc.
Non sappiamo ancora se era uno che prende i soldi e scappa ma insomma, faceva come i commercianti di auto usate…
Ma a proposito di auto, un piccolo pensiero a quel mondo meraviglioso che era l’automobilismo e alla Formula Uno che ne era la massima espressione. Domenica abbiamo visto, quasi visto, appena intravisto un Gran premio di Formula Uno di tre giri dietro la Safety Car. Anche in questo caso è solo una questione di business, ma che tristezza!
Ci mancava solo questo. Dopo aver visto le F.1 semisilenziose, dopo un regolamento costruito attorno alla Mercedes, che altrimenti andava via, con i sorpassi telecomandati e un vincitore quasi scontato, ci mancava solo il Gran Prix farsa.
Era il 1975 quando Vittorio Brambilla colse il suo unico successo in Formula 1 al Gran Premio d'Austria sotto il diluvio. Non vogliamo eroi come quelli ma almeno un po’ di rispetto per chi paga il biglietto o la pay tv!
Aveva ragione De André: Dove sono andati i tempi di una volta, per Giunone, quando per fare il mestiere ci voleva anche un po’ di vocazione?!
Peppino Margiotta
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