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- Categoria: Società e Costume
Società e Costume - Passata la festa gabbatu lu santu!
Adesso che sono passati i due grandi eventi dell’anno, anzi del decennio, anzi del secolo e cioè, in stretto ordine d’importanza, il festival di Sanremo e l’elezione del Presidente della Repubblica (anche se del primo sentiremo parlare nuovamente tra un anno appena), non ci resta che riflettere su altre futilità.
Avrete capito a questo punto che “li Santi” sono San Remo e San Sergio, nostro conterraneo e compatrono d’Italia, ma quelli gabbati spesso siamo noi.
In effetti potremmo ancora parlare di pandemia, ma il problema del Covid sembra quasi archiviato per il calo della curva e l’arrivo di un’anticipata primavera, e chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto. Qualcun’altro purtroppo ancora potrà “avere”, speriamo non gravemente, ma noi vi avevamo avvertiti, forse con troppo coinvolgimento emotivo e una certa veemenza. Qualcuno si è seccato per questo, con ancora maggiore veemenza ma noi non ce l’avevamo certo con la zia Paolina o con qualche buon padre di famiglia che ha paura del vaccino ma con certi intellettuali e sedicenti filosofi. Amen.
Come passeremo allora le nostre serate di fine inverno? Parlando di cose futili e che non interessano a nessuno!
Cominciamo dal Nord Italia. In quelle lande si sono accorti di ciò che noi meridionali sapevamo da tempo, e cioè che se non piove i fiumi vanno in secca, si impoveriscono d’acqua e sono guai per tutti, anche se il fiume si chiama Po e la pianura Padana, anziché chiamarsi Simeto o Imera e la valle Piana di Catania o di Gela.
Noi conosciamo da decenni questo problema e ci siamo abituati, loro no. Ma ancora una volta il mal comune non è mezzo gaudio, perché se la siccità comincia a farsi evidente anche al nord, il sud sta diventando sempre più simile alle zone tropicali, dove gli eventi meteorici, di terra, di mare e di cielo si fanno sempre più impetuosi e imprevedibili.
Finalmente ci si rende conto che il cambiamento del clima non è solo roba da scienziati o da meteorologi e geologi menagramo, ma sono fatti evidenti che non si devono più prevedere ma solo constatare. Meditate gente.
In questo periodo di post lockdown e di PNRR una cosa sembrava andare per la maggiore, il superbonus 110%. Scusate se ci ricordiamo ogni tanto di essere ingegneri ma era evidente come l’unica grande novità di questi ultimi due anni, l’unico grande rilancio dell’economia era legato prima di tutto all’edilizia. Un provvedimento virtuoso che aiutava tutti, imprese, maestranze, fornitori, artigiani, professionisti, etc. ma anche condomini e cittadini comuni.
Come ogni grande movimento di risorse economiche anche il superbonus ha generato le sue storture, o per meglio dire ha messo in moto la mala abitudine italica dei trucchi, dei sotterfugi, delle false fatturazioni, delle imprese improvvisate, delle truffe.
A questo punto la mala burocrazia ugualmente italica ha dato il meglio di sé. Anziché aumentare come giusto i controlli e trovare rimedi ordinari per reprimere le frodi, ha deciso di cambiare le regole in corso d’opera, di rendere tutto più complicato e difficile, quasi che i truffatori siano degli sprovveduti o di ladruncoli col passamontagna e non invece degli accorti studiosi di normative complicate.
La soluzione efficace era ed è quella di rendere le regole poche e semplicissime, così da essere più facile controllare chi imbroglia. Invece rendiamo tutto più difficile alle imprese oneste e ai cittadini! Ma altrimenti che italietta saremmo?
Per tornare alla politica (o alle canzonette che a volte sono cose molto simili), volgiamo il nostro sguardo a chi nel nostro bel paese comincia a storcere il naso nei confronti di Mario Draghi, che da salvatore della patria sembra piuttosto un ospite importuno.
Ognuno è libero di storcere e disfare la propria fisiognomia (da cui fisiognomica) come gli pare, ma avete notato come ogni volta che apre la bocca la signora Christine Lagarde, presidente della BCE, le borse europee crollano e i tassi dei nostri titoli di Stato schizzano alle stelle? Quando in quel ruolo c’era Super Mario Bros, anche senza baffi e tenuta da meccanico, era esattamente il contrario.
Noi non siamo interessati ai giochi di borsa e alla politica monetaria, ma il benessere della nazione e la portata dei nostri debiti dipende anche da questo. Meditate gente.
Qual è la morale di questo articolo strampalato? Che noi italiani siamo veramente gente strana, ma molti mass media (come si diceva un tempo) e una certa classe politica lo sono ancora di più.
Peppino Margiotta
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