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- Categoria: Terzo Settore
Capire la diversità giocando
Come scrive Simona Lancioni, ferma sull’importanza di rappresentare tutte le diversità umane (anche nei giochi e nei giocattoli), converrebbe lavorare di più affinché i bambini e le bambine con disabilità fossero messi in condizione di giocare assieme agli altri bambini e bambine con gli stessi giochi utilizzati da tutti e tutte. La stessa Lancioni afferma che se le persone con disabilità fanno parte della stessa umanità anche loro devono essere rappresentati in qualunque forma e modo, tra questi il gioco.
Sono state diverse le aziende di giocattoli che hanno cercato di rappresentare la condizione di disabilità e tra queste la Mattel con la produzione di due modelle di Barbie. Anche la Barbie, la bambola più famosa su scala mondiale, fin dalla sua prima creazione ha subito diverse evoluzioni nel suo stile, come quella del 2019 con la Barbie su sedia a rotelle e la Barbie senza capelli. Questi due modelli nascono con un preciso obbiettivo: avvicinare le bambine fin dalla loro tenera età al mondo della disabilità. Molto spesso le bambine al primo impatto con il mondo della disabilità tendono ad avere paura a averne paura e per questo motivo l’azienda Mattel ha deciso di mettere in produzione questi due modelli. Sempre la Mattel, in occasione del suo quarantesimo anno di vita, ha realizzato la prima bambola di colore, quindi “diversità” non solo come condizione fisica ma diversità di razza e cultura che può essere motivo di non inclusione. Nel 2020, sempre all’insegna della diversità e dell’inclusività, la Barbie assume un nuovo volto e questa volta la bambola viene presentata con la testa calva.
Di solito il calvismo in una certa età non è un fatto naturale ma la caduta dei capelli è causata quando si è sottoposti a cicli di chemioterapia. Pensiamo come possa essere traumatico per una bambina perdere i capelli, quanto possa essere difficile da accettare; presa coscienza di questo l’azienda decide di realizzare una bambola senza capelli, un modo per cercare di alleviare la sofferenza delle bambine che a causa della chemioterapia perdono i capelli. Per la bambina che vede la propria bambola preferita senza capelli potrebbe così essere un modo per superare nei migliori dei modi il suo nuovo aspetto fisico. Un'altra famosa azienda di giocattoli, e nello specifico le costruzioni, che si è posta il problema di far capire ai bambini che cosa è la diversità è stata la Lego che già nel 2016 alla fiera del giocatolo di Londra Norimberga ha presentato il suo nuovo personaggio che per la prima volta si trovava su una sedia a rotelle.
Si è appreso che l’idea della Lego di dare vita a un personaggio che rappresenti la disabilità sia nata dopo la promozione di una campagna social “ToyLikeMe”, che tradotto significa “Un giocatolo come me”, e che ha portato più di 20 mila adesioni tanto da spingere l’azienda a realizzare il primo personaggio Lego con una disabilità fisica. La scelta di realizzare dei personaggi che presentino una disabilità da parte della Lego nasce a seguito di una petizione firmata da 20mila persone dove si evidenziava proprio il fatto che tra i vari personaggi che rappresentavano la vita reale mancasse il mondo della disabilità. Lo scopo del progetto, ha affermato l'azienda è stato duplice: soddisfare l’esigenza di molti bambini di vedersi rappresentati e allo stesso modo educare i più piccoli, che non presentano una disabilità, ad avvicinarsi a questo mondo senza avere paura né della diversità e né delle differenze sociali e culturali. In realtà quella dell’omino sulla sedia a rotelle del 2016 per la Lego non è stata la prima esperienza, già nel 2015 aveva dato vita all’omino anziano in carrozzina accompagnato da una figura più giovane; questa informazione, descritta in un articolo pubblicato sul blog Muoversi liberi, porta a sviluppare un’altra riflessione non solo sul pupazzo che si trova su una sedia a rotelle, quindi una persona anziana con difficoltà di deambulazione, ma piuttosto sulla figura più giovane che lo accompagna, sviluppando il concetto di assistenza nei confronti delle persone con disabilità o anziane. Il Welfare italiano prevede una serie di servizi rivolti alle persone anziane o diversamente abili tra i quali rientrano i servizi professionali domiciliari, gli educatori professionali e operatori sociosanitari; altri servizi professionali di assistenza domiciliare fornite da figure professionali diverse dalle due precedenti ( per esempio psicologi, logopedisti, ecc.…), servizi a carattere extra domiciliare svolti in centri specifici; prestazioni di sollievo, trasferimento assistito non autosufficiente effettuato per gli spostamenti dell’anziano; servizio pasti a domicilio; fornitura di supporti necessari a migliorare la qualità di vita dell’assistito e di chi lo assiste (fornitura di attrezzature e strumenti tecnologici).
Spiegare a un bambino che cosa è la disabilità o la diversità con parole semplici non è di certo una cosa facile, si è così cercato di farlo attraverso il gioco. Esso svolge un ruolo fondamentale sia per la persona con disabilità, dandogli la possibilità di essere incluso nel contesto sociale in cui si trova, ma anche a coloro che non presentano una disabilità gli si permette di scoprire che cos’è la diversità e che non bisogna averne paura. Un altro giocatolo che ha cercato di rappresentare la disabilità è stata una bambola prodotta nel 2012 in Svezia da una cooperativa per la vita indipendente allo scopo di contrastare il pietismo e il buonismo di cui spesso le persone con disabilità sono vittima.
La Mattel non è stata l’unica azienda per giocatoli che ha voluto rappresentare nelle proprie bambole la condizione di disabilità, di tanto in tanto da qualche azienda di giocatoli escono fuori dei bambolotti con i tratti tipici dei bambini con la sindrome di Dawn anche se questo ha portato su di sé molte polemiche portando le aziende produttrici a ritirarle dal mercato. La diversità per certi versi non è facile da capire, forse nemmeno per gli adulti, immaginiamo per un bambino, ma se spiegata nei modi giusti attraverso il loro linguaggio può diventare un gioco da ragazzi per creare un mondo dove tutti parlano la stessa lingua senza distinzione di razza, lingua, stato fisico o mentale
.Andrea Fornaia
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