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La Fattoria Sociale, come forma di aggregazione dei diversamente abili
La natura, gli animali, l’aria aperta, sono elementi molto importanti nelle attività riabilitative di soggetti con disabilità e le fattorie sociali sono quelle che riassumono tutto questo. Se cerchiamo su internet il suo significato troveremo la seguente definizione: “Una fattoria sociale è un'impresa che svolge l'attività produttiva in modo integrato con l'offerta di servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi e occupazionali a vantaggio di soggetti deboli o a rischio di marginalizzazione in collaborazione con istituzioni pubbliche e terzo settore.” Quindi una fattoria sociale è un mezzo attraverso il quale si offre a dei soggetti con disabilità una serie di servizi non solo educativi ma anche un modo per socializzare con altri.
Le fattorie sociali inizialmente, intorno agli anni '70 anno in cui fu emanata la “legge Basaglia”, erano rivolte a soggetti con disabilità intellettiva. La “legge Basaglia” ricordiamo brevemente che è quella legge che mise fine ai manicomi. Una volta scoperti i benefici, l’esperimento delle fattorie sociali verrà rivolto ad altri soggetti con disabilità diverse: autismo, malattie psichiatriche ecc. Attraverso esse è possibile realizzare un duplice obbiettivo: quello dell’inserimento sociale, quindi la possibilità di tessere delle relazioni con altre persone, ma anche come vero e proprio inserimento in un contesto lavorativo.
Purtroppo in Italia non esiste una legge ad hoc ma si fa riferimento alla legge n. 141 del 2015 disposizioni in materia di agricoltura sociale.
Stando così le cose sorge spontanea una domanda: “che differenza c’è tra fattoria e agricoltura sociale? In realtà non esiste una vera e propria differenza, il loro obbiettivo è unico ed è quello della socializzazione attraverso il lavoro in campagna coltivando la terra o allevando gli animali. Pensiamo che le due attività possano andare di pari passo in un contesto agricolo. Se andiamo in campagna troviamo sia i terreni coltivati che gli animali, l’importante è il fine, la socialità e dare anche ai disabili la possibilità di scoprire le proprie abilità che gli permettono di acquisire una maggiore fiducia il loro stessi.
Andrea Fornaia
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