Il caso di Paternò, insieme a quello di Tremestieri, rappresenta una situazione che richiede un intervento urgente. In passato, per questioni di minore gravità, diversi comuni sono stati sottoposti a ispezioni per verificare possibili infiltrazioni mafiose. Eppure, nel caso di Paternò, il ministro degli Interni non ha ritenuto necessario inviare una commissione prefettizia per indagare.

Antonello Cracolici, presidente della commissione Antimafia all'Assemblea Regionale Siciliana (ARS), ha sottolineato l'importanza di comprendere quanto stia avvenendo in questo comune, sollecitando il ministero a intervenire. Secondo Cracolici, la mancata azione del ministro degli Interni, e forse anche del presidente del Senato, lascia spazio a interrogativi sulla qualità del consenso e della democrazia nel paese. Per lui, è essenziale che chi viene eletto, indipendentemente dallo schieramento politico, sia una figura dello Stato e non un possibile alleato delle organizzazioni criminali.

Durante l'incontro "Mafia, antimafia sociale e politica, etica della responsabilità – Il caso Paternò", organizzato durante la Festa dell'Unità nel comune etneo, Cracolici ha evidenziato come il tribunale del riesame abbia accolto il ricorso della procura di Catania, che chiedeva misure restrittive per il sindaco, l’assessore e l’amministratore coinvolti nell'inchiesta, pur disponendone la sospensione. Per Cracolici, il tempo delle esitazioni è finito: il ministero degli Interni non può avere atteggiamenti ambigui. Un accesso ispettivo a Paternò è ormai imprescindibile, poiché in gioco vi è la difesa della nostra democrazia.