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“Malacriata” e “Dove non batte il sole”: due libri per dibattere su giustizia, ergastolo e diritto alla speranza
Si è tenuta nella piazza San Giacomo a Villarosa (EN) la presentazione di due romanzi: “Malacriata” di Anna Vasquez, avvocata, e “Dove non batte il sole” di Carmelo Sardo, giornalista e capo redattore del Tg5. L’evento, moderato dall’avv. Laura Abbadessa, è stato patrocinato e organizzato dall’Amministrazione comunale.
Alla manifestazione ha preso parte il magistrato Massimo Russo, considerato che tra i temi più importanti che i libri prodotti dai due autori rilanciano con forza la questione ”giustizia” e, in particolare l’ergastolo, del nostro Paese. A presentare e dare i saluti agli ospiti sono stati l’assessore alla cultura, Alberto Di Nicolò, e il sindaco Franco Costanza.
Anna Vasquez, per prima, ha raccontato il motivo che ha ispirato il suo romanzo ambientato negli anni ‘30, che vide accusati ingiustamente un avvocato, ex parlamentare socialista, e la moglie quali mandanti dell’uccisione del nipote, arso vivo nella culla. ”Questa storia vera che ho romanzato –ha detto Vasquez- è avvenuta nel periodo del fascismo dove un giudice, forse per far carriera, mette in moto un processo non improntato alla ricerca della verità. Parlare di giustizia per me era un argomento necessario, uno dei temi fondamentali, perché ritengo che oggi spesso viene usata da magistrati, informazione e cittadini non per la scoperta e la ricerca della verità, ma per confermare dei pregiudizi o delle teorie già preconfezionate a monte. Allora mi sono chiesta: la nostra Costituzione, che ha come valore fondante il garantismo, a che punto è nell’applicazione, se ancora oggi assistiamo a storie simili a quelle di cui parlo nel mio libro?” “Dove non batte il sole”, invece è l’ultimo romanzo del giornalista e scrittore agrigentino Carmelo Sardo che tocca ancora una volta il tema della detenzione carceraria e della politica penitenziaria. “Un libro –ha affermato- che altro non è che un concentrato di storie che detenuti ergastolani mi hanno affidato negli ultimi anni, durante il mio tour nelle carceri italiane dove ho presentato libri e ho parlato del recupero di cultura della legalità. Confesso che mi sono ritrovato sommerso e immerso in mille storie diverse, tutte tormentate e dolorose, ma cariche di speranza. Ho letto, ho ascoltato, ma non riuscivo a decidermi sulla storia che meritasse di diventare un libro. Alla fine, ho fatto una scelta: ho isolato tre di queste storie, di altrettanti detenuti, le ho miscelate e costruite attorno a personaggi fittizi, ma non troppo. Ed è venuto fuori questo libro, nel quale emergono percorsi di giustizia che giungono ad una verità anche fasulla”.
Dal romanzo emerge uno dei temi di scottante attualità, quello dell’ergastolo, per il quale Sardo si è intestato una battaglia per abolirlo. “Io credo -ha detto – che se si vogliono recuperare tante persone che hanno sbagliato, alcune delle quali si sono anche laureate, bisogna dargli un’altra possibilità. Sono altri uomini, non sono più il reato che hanno commesso. Ma non ancora per lo Stato italiano e questo nonostante la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ci bacchetti sistematicamente”.
Interessanti gli interventi del giudice Russo che, per quanto riguarda il romanzo della Vasquez, ha detto: “E’ una storia che si ripete con i connotati letterari e che a volte affonda le radici sulle carni vive delle persone. Stiamo parlando di una giustizia che tradisce se stessa. Qui non siamo al cospetto di un errore giudiziario ma di una verità deviata”.
Poi ha sottolineato: “Siamo qui in una zona non molto distante da un ufficio giudiziario che recentemente si è allontanato dalla verità. Parlo della Corte d’Appello di Caltanissetta sino ad arrivare alla Cassazione. Parlo del caso Scarantino, per esempio, dove la verità è stata completamente maciullata dalla falsa verità che è stata creata con gli strumenti della giustizia. Si è parlato molto spesso di chi fosse stato l’autore; si è parlato di violenza sulla verità, ma non dei magistrati perché quando si parla di Scarantino si parla di servizi segreti, di polizia, ma non si dice che ci sono stati degli ergastoli dati dai giudici”.
Nel suo ultimo intervento Russo ha evidenziato il rischio che possa passare il messaggio che “i magistrati scrivono sentenze senza testa e attenzione o, peggio ancora, sulla base di suggestioni, di pregiudizi o di sollecitazioni esterne”. “Non è questo il messaggio che vogliamo dare –ha precisato- perché a fronte di errori giudiziari poi c’è la quotidianità di un lavoro difficile, complicatissimo, dove l’errore è dietro l’angolo, ma che è fondamentale per assicurare la libertà di tutti noi. Perché se non abbiamo la giustizia, se non abbiamo un apparato giudiziario che funziona efficacemente rispettando i principi della Costituzione la nostra libertà, la nostra sicurezza è in grave pericolo.
Il cittadino non deve temere e non deve avere paura della giustizia, perché se la temono vuol dire che si è rotto quel patto di fiducia”. Per quanto riguarda l’ergastolo, Russo ha fatto un distinguo: “E’ giusto che la nuova legge consenta a quei soggetti che diano prova di aver reciso il vincolo di collegamento e di estraneità con l’organizzazione mafiosa, di aver un permesso premio, di poter accedere alla semilibertà e financo alla libertà condizionale, ma non per coloro che hanno commesso reati di mafia che hanno distrutto la dignità di noi siciliani, che hanno ammazzato la Sicilia. Per coloro che hanno ammazzato, hanno fatto soffrire e che hanno fatto da padroni nelle città e che stanno in carcere appartenendo ancora all’organizzazione mafiosa”.
Giacomo Lisacchi
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