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Natura e Ambiente – L'area marina protetta “Capo Gallo-Isola delle Femmine”
Nella zona nord-occidentale della Sicilia, nel tratto di mare antistante la costa compresa tra i Comuni di Palermo e di Isola delle Femmine, vi è l'area marina protetta Capo Gallo-Isola delle Femmine, istituita nel 2002, con un'estensione di 586 ettari e gestita dall’Azienda Foreste Demaniali della Regione Sicilia.
Il nome dell'area deriva da “Capo Gallo”, promontorio che costituisce il prolungamento in mare del Monte Gallo, situato nella porzione orientale dell’area. Il nome “Gallo” è probabilmente di derivazione punica, “gal”, che significa “monte basso”: da qui, “Montello”, corrotto poi in “Mondello”.
Altra possibile derivazione del toponimo “gallo” fa riferimento, invece, alla forma rocciosa del promontorio, che appariva in lontananza simile ad un gallo. La denominazione “Isola delle Femmine”, invece, prenderebbe origine, secondo una tradizione locale, da Eufemio di Messina, che nell’823 d.C. fu “turmarca” (governatore bizantino) della Sicilia; il suo nome fu successivamente storpiato da Femio in “Fimi”, dando luogo al siciliano “Fimmini”.
Il territorio è suddiviso in tre zone: la zona A (77 ha), zona di massima protezione in cui è vietata sia la balneazione che l'accesso ai natanti; la zona B (242 ha) comprende tre aree, nelle quali è possibile la balneazione, ma l'ancoraggio dei natanti è consentito solo tramite le apposite boe predisposte dall'ente gestore e la zona C (1.854 ha), di riserva parziale, comprende la restante parte di mare all'interno del perimetro dell'area marina protetta, all'interno della quale la balneazione e l'accesso dei natanti sono liberi.
Con la sua falesia ed il profilo a spigoli acuti, Capo Gallo è la sentinella di Ponente del Golfo di Palermo, sede di numerosi insediamenti nel corso dei secoli grazi anche alla strategica posizione, che permetteva il controllo di possibili incursioni via mare; vi è, poi, il faro di Capo Gallo attivo dal 1885, sotto il regno di Ferdinando I.
Sull'isolotto di Isola delle Femmine sono invece visibili, oltre alla torre di guardia, tracce di vasche di epoca punico-romana a coccio pesto, utilizzate per la lavorazione del “garum” (alimento ottenuto dalla fermentazione di interiora di tonni e altri pesci, mescolati con aromi, olio e aceto).
Nei fondali dell'area protetta di Capo Gallo-Isola delle Femmine, la varietà di forme di vita è molto vasta: alghe brune, alghe rosse, lo spaghetto di mare e i licheni del genere Verrucaria, oltre alle vaste praterie di Posidonia oceanica, che offre riparo a numerose forme di vita vegetale e animale.
La fauna dell'area è molto variegata; tra le tante specie animali: la cernia bruna, la murena, il re di triglie, il riccio, la stella marina, gamberi, aragoste, ma anche la tartaruga “carretta carretta”. Tra le specie minacciate di estinzione, inoltre, è importante ricordare la presenza nella riserva dell'anfiosso.
La riserva vanta diversi punti di interesse: la grotta della Màzzara, di origine carsica, che ricade nella Zona A della riserva, il cui ingresso sommerso è costituito da una galleria naturale lunga quasi 100 m, che si origina a meno di 1 m di profondità per terminare, al termine di uno stretto e poco illuminato cammino, in una sala con un'ampia volta emersa ed una piccola spiaggia di ciottoli; “I finistruna (finestroni) di Isola delle Femmine, un gradino di roccia situato a -30m che sprofonda bruscamente sino a -55 m dando vita ad una parete verticale ricca di archi e fenditure; un relitto di aereo tedesco: relitto di un Junkers-52 abbattuto durante la Seconda Guerra Mondiale, situato al largo di Sferracavallo, ad una profondità di quasi 50 m; Secca Palidda: più che di una vera e propria secca, si tratta di una terrazza rocciosa ubicata ad una profondità di oltre 30 m, ad est dell'isolotto di Isola delle Femmine.
Ricca di peculiarità e specie animali, l'area marina protetta di Capo Gallo-Isola delle Femmine risulta interessante sotto ogni punto di vista e merita, dunque, una visita guidata, consigliata soprattutto agli amanti della natura unita ai “misteri” del mare.
Foto di Alberto
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