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Covid-19 e riabilitazione
Ormai, da più di un anno, il mondo è cambiato, il modo di lavorare è molto diverso, tutto (o quasi) viene svolto via web per paura che il COVID-19 si diffonda e per evitarlo è necessario mantenere il distanziamento sociale che ha imposto numerosi cambiamenti nelle abitudini e negli stili di vita di ognuno di noi. Cambiamenti che hanno maggiormente influito nelle persone fragili. Recarsi nel proprio centro di riabilitazione rappresentava un modo per uscire da casa, socializzare con il proprio terapista o con gli altri assistiti, scambiare quattro chiacchere, parlare dei propri problemi con altre persone che vivono in prima persona le stesse difficoltà può essere d’aiuto, di conforto per trovare assieme delle soluzioni. Molte volte un problema che si pensa che sia solo il mio in realtà riguarda anche altri, e quindi con il confronto si possono trovare delle soluzioni. Tutto questo è venuto meno, da un lato, ma dall’altro siamo stati costretti a tutto questo; per difenderci da questa nuova forma di “handicap”. Per fortuna ci sono venute incontro le nuove tecnologie che hanno permesso di abbattere le distanze. Già da diversi anni, ancor prima del Covid19, sta prendendo piede la telemedicina assieme alla teleriabilitazione anche se in Italia l’utilizzo di questa forma “moderna” di assistenza sanitaria, è ancora a macchia di leopardo. La sua applicazione avviene attraverso molteplici piattaforme virtuali che permettono ai centri di riabilitazione di mantenere il contatto con gli assistiti, i quali non hanno interrotto la continuità terapeutica, per potere fruire del servizio riabilitativo logopedico, fisioterapico o psicomotorio. La teleriabilitazione in realtà non è una pratica del tutto moderna ma già negli anni ’70 si iniziò a parlarne negli USA grazie a Thomas Bird. La telemedicina e le teleriabilitazione: due modelli a confronto. Questa moderna tecnica si avvale di supporti tecnologici moderni: video, siti web, programmi informatici. La teleriabilitazione non vuole sostituirsi ai tradizionali servizi riabilitativi, ma svolgere un ruolo di integrazione al fine di favorire una maggiore autonomia e il mantenimento dei risultati nel tempo. La telemedicina, così come verrà definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1997, è “l’erogazione di servizi sanitari, quando la distanza è un fattore critico” e sostituisce il tradizionale approccio faccia a faccia paziente-riabilitatore. La teleriabilitazione a chi è rivolta? Può essere applicata in soggetti che presentano tumori cerebrali, Alzheimer, sclerosi multipla, afasia primaria progressiva, Parkinson, ictus, disturbo da deficit di attenzione/iperattività e sclerosi multipla a esordio infantile. La teleriabilitazione è anche consigliabile a pazienti che presentano difficoltà di lettura o scrittura non ottimali, per coloro che presentano rischio di difficoltà di letto-scrittura. In soggetti che manifestano ritardo nell’acquisizione delle abilità strumentali ai processi di lettura, scrittura o calcolo, in pazienti che presentano debolezza nella comprensione del testo scritto e manifestano difficoltà nel linguaggio espressivo e recettivo. Ed ancora a coloro che presentano un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, del linguaggio e per coloro che hanno bisogno di potenziare la memoria di lavoro. Grazie all’utilizzo delle numerose applicazioni, che ogni bambino o ragazzo può utilizzare in autonomia o con il supporto di un genitore, è possibile intervenire sulle abilità di lettura, scrittura, calcolo e nel trattamento dei disturbi del linguaggio. Diversi studi affermano che la teleriabilitazione si applica principalmente alla fisioterapia, ma c'è chi sostiene che abbia la sua efficacia anche per trattamenti neurologici, logopedici, cardiologici, occupazionali e psicologici, sia per popolazioni anziane che per popolazioni pediatriche. La riabilitazione a distanza rappresenta un’opportunità poiché permette di effettuare un trattamento intensivo anche in contesti in cui non è possibile accedere alla terapia ambulatoriale; consente di associare i benefici ottenuti durante il percorso riabilitativo con l’esercizio continuativo a casa; garantisce una supervisione ed un monitoraggio costanti da parte di un clinico esperto; consente un continuo adattamento dell’intervento in relazione ai risultati e progressi ecc. Può essere un utile strumento anche per i mesi estivi, per evitare di fare uscire il paziente da casa. Altri vantaggi della teleriabilitazione sono quelli legati alla possibilità di un maggior numero di pazienti raggiunti con diminuzione delle liste attesa, ottimizzazione delle risorse. Gli strumenti necessari per poter svolgere un programma tele-riabilitativo sono un computer, una webcam, sensori indossabili, rete web stabile, abilità nell’utilizzo di pc. In una seduta di teleriabilitazione è previsto un primo approccio, utilizzato nella maggior parte dei casi, che prevede una lista di esercizi da dare al paziente e che possono essere svolti in modo autonomo oppure attraverso l’ausilio di una app. Alcuni sostengono che la tele-riabilitazione, come è concepita adesso, non può essere la soluzione perché costringe comunque il fisioterapista alla tele-presenza e oltretutto fisicamente separato dalla palestra. Secondo numerosi studi la non aderenza agli esercizi domiciliari può essere compresa tra il 30% e il 50% e questo costituisce un problema significativo. Un metodo è il “A CoRehab” una tecnologia che permette ai pazienti di fare i propri esercizi con la semplice supervisione del professionista competente. In Italia ci sono già diverse strutture da nord a sud che utilizzano Riablo in clinica. Il paziente si sente assolutamente accompagnato e non abbandonato. E questo è il più grande stimolo che può ricevere, assieme ai punteggi finali e i complimenti (o rimproveri benevoli) che il software gli può fare.
Andrea Fornaia
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