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Alle elezioni si pretenda credibilità e coerenza di proposte e promesse
Non ce la prendiamo solo con la pessima legge elettorale se assistiamo alla disinvolta ricerca di alleanze e accordi tra i partiti che, non curanti delle contraddizioni programmatiche e politiche, sono disposti a convivere e a considerare la necessità del compromesso solo per vincere le elezioni. E poi per governare il paese? Inizia una nuova trattativa che potrebbe rimescolare tutto. C’è solo da sperare che i risultati del 25 settembre facciano registrare una sincronia degli impegni assunti e palesati agli italiani e le effettive aspettative, prima non dichiarate per esigenze di riservatezza strategica. Chi farà il premier? Chi ha più voti nella coalizione vincente? A destra e a sinistra lo sostengono ma non è del tutto credibile, è un impegno debole e vulnerabile perché appare più una chiamata alle armi in una competizione sino all’ultimo voto tra alleati, piuttosto, che tra coalizioni omogenee impegnate a fare prevalere la propria proposta di governo del paese. Non si spiega altrimenti come nel composito centro destra, combattuto tra posizioni europeiste e atlantiste e simpatie per Orban, Le Pen e Vox, le ambizioni personali dei leader si siano improvvisamente accordate nel cogliere l’occasione offerta da Conte di fare cadere il governo Draghi e ottenere le elezioni anticipate, convinti com’erano di una travolgente vittoria.
E non si spiega come a sinistra il Partito Democratico abbia cercato di assemblare posizioni politiche lontane tra loro con accordi separati sperando di mettere in moto una macchina funzionante e competitiva. Non avere compiuto l’accordo con il M5S può essere stato coerente per la riconosciuta responsabilità di avere causato la crisi di governo e frantumato un’alleanza nel momento meno indicato. Ma avere raggiunto un accordo con altri partiti (Verdi e Sinistra Italiana) anch’essi contrari al governo Draghi e lontani su importanti punti programmatici (No all’adesione della Svezia e Finlandia alla Nato, no al sostegno militare all’Ucraina, no a termovalorizzatori…) ha reso incomprensibile e debole la convinzione di potere governare in modo coeso l’Italia in caso di vittoria.
Una conseguenza: la nascita del terzo polo che non si ritrova sulle posizioni di sinistra e destra.
Gli italiani sono disposti ad accettare la strumentalità di queste elezioni i cui esiti saranno basati su algoritmi numerici e le ambizioni di leader nazionali e locali? Gli italiani pretenderanno programmi credibili e coerenti? O forse si è già rassegnati ad accogliere future smentite di impegni e le giravolte giustificate da contingenti necessità? A tal punto da non perdere tempo ad approfondire la coerenza ed il merito delle promesse lanciate per stupire ed ottenere il consenso?
Ma allora mettiamo in discussione le elezioni e la libertà di espressione degli elettori che scelgono tra diverse proposte? Assolutamente no. È solo un cercare di capire come prendere sul serio il voto e la scelta della classe dirigente che ci governerà. È un invito a pretendere chiarezza e coerenza e ad avere il coraggio di non sorvolare su superficiali ed evanescenti promesse, chiaramente espresse per manipolare e chiedere una fiducia incondizionata e acritica.
Gaetano Mellia
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