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Redazionale - Gli insuccessi del passato sono il preludio del nostro declino
Da una lettura ed interpretazione delle principali vicende che, negli anni ormai innumerevoli, si sono susseguite in tutti i settori del governo del territorio ennese, nella pubblica amministrazione, nell’economia e nella società in generale, si riscontra il fallimento, inteso quale risultante di successi e insuccessi, di una classe dirigente, nel tempo avvicendatasi in tutti i settori delle attività amministrative e sociali.
Una storia lontana e recente che, in modo eloquente, fa emergere una serie di eventi ed azioni tra loro interconnessi, con effetti moltiplicatori disgreganti, e in contro tendenza rispetto alle esigenze di uno sviluppo virtuoso, tanto auspicato, almeno nelle intenzioni.
Difatti unendo tra loro visivamente tutti gli insuccessi conseguiti, con una linea spezzata, riscontriamo una tendenza ad un declino di cui non si intravede una consapevolezza critica dei propri limiti ed errori né tanto meno l’esigenza del necessario rinnovamento correttivo.
L’incapacità a elaborare una visione del futuro su come sviluppare l’economia e trattenere i giovani con un lavoro è la principale causa del declino, determinando un diffuso ripiegarsi sulle proprie attività senza un respiro per il bene e il destino comune.
Nella sostanza si è pensato al proprio esclusivo successo cercando di volare alto con la velleità di riuscire. Con uno e tanti atti egoistici avulsi da una strategia di sviluppo del nostro territorio come non prevedere il prevalere delle gelosie e degli interessi di parte.
Con una concorrenza sempre più spietata, tendente a sconfiggere gli avversari che nel tempo sono divenuti nemici.
Questo territorio ha espresso il meglio di sé quando la classe dirigente è stata unita nel perseguire alcuni obiettivi come quello dell’Università, rivelatesi un’eccellenza e i vari piani di sviluppo socio economico, rivelatesi inefficaci perché non supportati da una crescita della cultura di impresa e quindi da uno sviluppo della imprenditoria.
Per non parlare del sistema dell’istruzione e della formazione notevolmente frustato dall’incapacità ad instaurare un diffuso e stretto rapporto con il mondo dell’artigianato e dell’impresa.
Per responsabilità di livello nazionale e regionale si è stati capaci di rendere le ex Provincie sempre più deboli ed inefficaci, facendo arretrare vertiginosamente le capacità di aggregazione maturate con esperienze gestionali condivise con i Comuni e con le parti sociali.
Il metodo era giusto anche se tanta strada andava ancora fatta, nel frattempo tante speranze e progetti sono stati rinchiusi nell’ambito della frustrazione se non del fallimento e della rassegnazione.
Oggi si avvertono pulsioni di ravvedimento e si riparla di ripristinare le Provincie quale ente intermedio che agevoli la condivisione strategica di un piano di sviluppo economico. Chissà!!
L’elenco può continuare se pensiamo all’ex CISS che è stato in procinto più volte di aprire con pregevoli attività o le volte che si è parlato di valorizzare Enna Alta con facoltà, studentati, scale mobili, parcheggi sotterranei e/o multipiano, funivia, e per ultimo l’utilizzo dell’ex Ospedale Umberto I, destinato a Centro Direzionale della Regione. Tante interessanti proposte che però la classe dirigente non riesce a concretizzare.
Tanti boomerang che sgretolano la credibilità degli attori politici.
Possiamo continuare a sondare nel passato quando si prospettavano grandi azioni di sviluppo economico, per esempio, con la creazione di distretti industriali della Plastica a Regalbuto, dell’abbigliamento a Valguarnera, con il potenziamento dell’Area industriale di Dittaino, con il parco tematico e l’aeroporto intercontinentale.
Se l’esito negativo certamente non sempre è dipeso dai principali attori coinvolti ma da politiche Regionali e Nazionali, e dagli andamenti dell’economia in continuo e dinamico sviluppo, non si possono dimenticare le tradite speranze e le frustrazioni degenerate in un “Non ci credo più” ed in una disaffezione divenuta astensionismo dal voto e dalla partecipazione civica.
In futuro come andrà? Se non abbiamo il coraggio di riconoscere gli errori del passato non possiamo continuare a tentare nuove vie e soluzioni. Reiterare gli errori è irresponsabile. In caso contrario l'immobilismo? Non ne siamo capaci. Speriamo quanto meno di avviare graduali processi di reciproco coinvolgimento e di altruismo istituzionale e sociale.
Avere consapevolezza della situazione è la premessa per riconoscere le ragioni di una convivenza che sappia farsi carico delle sorti dei giovani, degli anziani e di tutti indistintamente. Ma ancor di più per trovare le energie per fronteggiare tutto ciò che mortifica l’idealità di coloro che sperano e sognano un futuro migliore per sé e i propri figli.
Gaetano Mellia
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