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Al pronto soccorso dell’ospedale di Enna
Qualche tempo fa, avendo una patologia abbastanza seria che era stata già trattata dal medico curante ma che improvvisamente si era aggravata, ho dovuto ricorrere al pronto soccorso dell’ospedale di Enna per avere una diagnosi certa e ricevere le cure del caso. Come era già successo in occasioni precedenti ho trovato la sala d’attesa piena di persone in attesa di essere visitate o ricevere notizie dei parenti. Sono stato fatto entrare nel locale del triage presenziato dall’inf. Prof.le Umberto Pergola, coadiuvato da una ragazza volontaria della croce rossa italiana, persona gentile e serena, descrittiva e precisa che mi ha dato un senso di sicurezza; dopo rilevamento dei parametri valutativi, mi hanno assegnato il codice verde e invitato ad attendere il mio turno, con l’avviso di prepararmi per una lunga attesa.
Ho notato che, in sala d’aspetto c’era una certa tensione, le persone dibattevano su tante cose: incertezza della diagnosi, attesa tropo prolungata rispetto alle necessità, scarsa informazione, aria viziata e irrespirabile, sala d’aspetto troppo piccola.
Espressioni e frasi tipo: succede tutto questo perché il personale medico e infermieristico se ne fregano della gente tanto hanno lo stipendio sicuro; non possiamo ribellarci perché abbiamo bisogno, tanto il coltello dalla parte del manico ce l’hanno loro, ci vorrebbe un ispettore per fare andare le cose bene, ma ispettore di che cosa? chiamiamo i carabinieri; qualcuno li ha anche chiamati, hanno fatto qualche domanda alle persone ed ai sanitari e se ne sono andati con la promessa di provvedere a fare qualcosa.
Perché succede tutto questo? Certamente, molto peso e molta influenza sulle persone ha avuto e continua ad avere la diffusione di pubblicità da parte dei mezzi di informazione sulla cosiddetta malasanità, deterioramento del rapporto fra medici e pazienti, mancanza assoluta di fiducia verso la sanità pubblica, esasperazione nelle lunghe attese per accedere a visite o esami diagnostici, convinzione che usando la violenza si possa ottenere di più.
Nel periodo della pandemia SARS-coV-2 gli operatori sanitari si sono impegnati notte e giorno facendo turni massacranti e molti rimettendoci anche la vita. Allora sono stati definiti “eroi”, passato il periodo di ammirazione e stima verso gli eroi, sono tornati ad essere definiti tutti (malasanitosi). Dall’olimpo all’inferno.
Sono stato chiamato verso le 20,30, visitato dal dott. Virzì che ha prescritto degli esami, mi ha spiegato con molto garbo e gentilezza le cure da seguire e intorno alle 23 sono tornato a casa.
In Italia quante cose funzionano male oltre alla sanità, ma si fa finta di non esserne a conoscenza? Per esempio capita che qualcuno possa fare per sbaglio 20/30 anni di galera per poi essere assolto perché il fatto non sussiste, altri non essere condannati in 40/50 occasioni per decorrenza dei termini, altri ancora ricevere la lettera di assunzione, per avere vinto un concorso dopo parecchi anni che sono andati in pensione e molto altro, invece quelli della sanità prima eroi e poi?
Se tutte le parti, competenti per vari motivi, lavorassero per migliorare la sanità pubblica, magari fra qualche anno si potrebbero ottenere dei risultati positivi a vantaggio degli operatori sanitari e delle persone bisognose di assistenza e cure.
Angelo Miano osservatore indipendente
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