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La crisi dei ristoranti non è solo colpa del codice della strada: prezzi alle stelle e servizi carenti allontanano i clienti
Questo giornale ha ospitato recentemente le preoccupate dichiarazioni di un noto ristoratore ennese che denunciava una diminuzione di avventori nei ristoranti, addebitando questo risultato esclusivamente alle restrizioni sull'uso dell'alcol imposte dal nuovo codice della strada voluto fortemente dal ministro Salvini.
Dato, che a quanto pare, ha trovato conferma anche dall'esito del sondaggio promosso dalla locale CNA che ha coinvolto duecento cittadini, per meglio comprendere le ragioni che stanno alla base della diminuzione degli avventori che frequentano i ristoranti.
Ora, se è vero che a distanza di diversi mesi dalla sua entrata in vigore della norma, non pochi sono i dubbi interpretativi che contribuiscono ad alimentare confusione e incertezze, è altresì vero che le ragioni della diminuzione dei clienti chiamano in causa anche altre motivazioni.
E se mi è permesso, anche ben più gravi e più difficilmente superabili.
Se infatti una più rigorosa tolleranza può essere superata da una migliore organizzazione del gruppo con il guidatore che decide di non bere, per esempio, per i restanti motivi, e non sono pochi, le soluzioni non sono dietro l'angolo.
Mi riferisco, ma solo per citarne alcune, a un sistema viario di accesso alla città deficitario, all'assenza di parcheggi, a locali che pongono scarsa attenzione all'abbattimento delle barriere architettoniche e, problema dei problemi: a un reddito spendibile che sempre più viene taglieggiato dall'inflazione e costi oramai proibitivi per una famiglia di quattro persone anche solo per mangiare una pizza, figuriamoci poi per un pasto completo in un ristorante.
Pagare una bibita in lattina non meno di tre euro è un problema; continuare a pagare il coperto è un problema; pagare una pizza dieci euro e magari con ingredienti di scarsa qualità, è un problema o un'acqua minerale da 3/4 a 2,50 euro è un problema.
Altro che il limite del tasso alcolico.
Giovanni Lunardo
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