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Cultura e Arte - Il cielo sopra Librino: un’apocalisse contemporanea
Definito dal The Guardian tra i dieci più grandi street art woks attualmente in circolazione, Blu tra aprile e maggio 2016 ha realizzato in soli venti giorni un monumentale murales a Catania nel quartiere periferico di Librino dove è giunto su invito di Res Publica Temporanea, collettivo di artisti locali, promotore del progetto Librino. Sky Line Distreet. L’idea prevedeva la trasformazione dell’aspetto del quartiere, da tempo abbandonato dalle istituzioni territoriali, attraverso il lavoro di diversi street-artist che riuscissero a coinvolgere gli abitanti del luogo, trovando una soluzione sui contenuti da rappresentare attraverso il confronto. Il murales si staglia sulla facciata della palazzina A in viale Moncada 6, uno dei tanti scheletri verticali e razionali, costruiti negli anni ’80 e progettati originariamente per rispondere all’utopia urbanistica della città funzionalista di Le Corbosieur. Eseguita con vernice a tempera su intonaco, l’opera è alta circa trenta metri e larga otto, senza data né firma. Come prima fase del suo lavoro, Blu effettuò una superficiale manutenzione della struttura, penzolando dall’alto con i suoi imbraghi agganciati alla terrazza dello stabile, ripristinando così quelle aree della facciata degradatesi a causa del tempo, manifestando sin da subito la sua idea di arte come momento riqualificante di uno spazio. Il murales a mano libera di Blu, raffigura il vulcano della città etnea, dal cui cratere centrale sgorgano lapilli e lava. La materia incandescente, scorrendo, scende a valle, dove inizia un processo di antropomorfizzazione e zoomorfizzazione attraverso il ricorso a personaggi e animali distintivi del luogo (lepri, giocatori di rugby, elefanti, privati cittadini, ragazzi in bici e donne anziane), travolgendo la degenerazione del potere politico-mafioso (le piovre). La scena, a volo d’uccello, s’innesta in una rappresentazione della topografia urbana catanese per mostrare, al di sotto della linea d’orizzonte, l’aeroporto, il viadotto ottocentesco della ferrovia, la cattedrale, gli edifici e i palazzi circostanti. Nessuna preparazione di bozze ha preceduto l’azione pittorica vera e propria ma solo poche linee di fuga che partono dalla vetta più alta, il cratere. Il linguaggio figurativo è semplice: una tavolozza composta da colori primari con l’aggiunta di bianco e nero; le linee di contorno dei personaggi, se nei primi muri erano accompagnate da una campitura monocroma, qui invece, da differenti tonalità di grigio con abbondanza del tratto largo per conferire rilievo alla forma e al disegno. I modelli sono ispirati alla fumettistica e alle illustrazioni underground degli anni ‘60, come gli Skecthbooks di Robert Crumb, i cui personaggi sono definiti da grottesche deformazioni e stravolgenti visioni. È tuttavia palese la ricerca di un’efficace sintesi: il linguaggio formale è assolutamente esemplificativo poiché si ha la necessità di ultimare rapidamente il lavoro in quanto un murales non è quasi mai il prodotto di una committenza istituzionale. La street art in tal senso a Catania mostra le sue due facce. Tra il 2015 e il 2016 nell’area portuale della città, un progetto, Street Art Silos, fu realizzato da Emergency Festival, in collaborazione con il comune di Catania, conclusosi il 14 luglio 2015 in soli undici giorni. Provenienti da tutta Europa, gli artisti che parteciparono alla realizzazione dei silos dell’area portuale si cimentarono nell’interpretazione dei grandi miti locali: La bella di Bellini; Oraculo (o Efesto), Il moto perpetuo di Scilla e Cariddi, La storia non scritta di Colapesce, Barattoli dove sono “inscatolati” sirene e minotauri, Minotauro e infine Triskelion e La fuga di Ulisse da Polifemo. Tuttavia, a differenza di Librino, le opere realizzate non furono il prodotto di un dialogo con gli abitanti. Tra le due imprese rimane paragonabile l’impianto monumentale della composizione, che tuttavia per Blu richiama la tradizione del muralismo messicano degli anni ‘20, i cui esponenti rifiutavano ogni forma di arte borghese, definita con termine spregiativo pittura da cavalletto, contrapponendola a quella da muro, fatta per il popolo. Per questo Blu può essere inserito all’interno di quella corrente dove si fondono la tradizione muralista insieme a quella del Graffiti Writing. A differenza di quest’ultima, tuttavia, l'artista non iscrive più il suo nome piuttosto crea un’opera che dialoga con lo spazio in cui è inserita, impattando in modo ben più invasivo di quanto non facesse un tag. La strada, dunque, è caricata di un valore fortemente narrativo e le funzioni di ogni singolo elemento urbano sono così riscritte. Quando uno dei residenti di Librino chiese a Blu cosa occorresse fare quando il muro avrebbe iniziato a perdere la sua cromia e brillantezza, l’artista rispose con semplici parole: «Lascia che faccia il suo corso, morirà prima o poi, come un essere vivente!». Blu ha tramandato un’eredità a Librino: sia un nuovo patrimonio da custodire gelosamente che la volontà di risemantizzare gli spazi per disegnare nuove tracce in cui ri-conoscersi.
Angela Scialfa