-
Enna celebra la Liberazione: una festa di memoria, partecipazione e resistenza
-
Enna - 25 Aprile: La Libertà Come Scelta, la Memoria Come Impegno
-
Palermo - Via Palmerino, giovane di 24 anni trovato morto in strada
-
Volvera, Torino: uccide due vicini e si toglie la vita. Tragedia scaturita da una lite condominiale
-
Il Rinnovamento nello Spirito Santo si unisce al dolore della Chiesa per Papa Francesco
-
25 aprile: Mannino ( Cgil Sicilia), oggi si celebrano i valori della nostra democrazia
-
Umberto Galimberti a Carrara: "L’amore è un’opera d’arte, non un contratto revocabile"
- Dettagli
- Categoria: Cultura Arte Beni Culturali
Cultura e Arte – Lo Spasimo di Sicilia, mistero e peripezie dell'opera di Caravaggio
Lo Spasimo di Sicilia (Andata al Calvario) è un dipinto a olio su tavola trasportata su tela (318x229 cm) di Raffaello Sanzio e – secondo alcuni studiosi – da alcuni aiutanti della sua scuola, databile al 1517 e conservato nel Museo del Prado di Madrid. L'opera è firmata su una pietra in primo piano “Raphael Urbinas”.
Con un'espressività drammatica e intensa, la pala rappresenta il Redentore che caduto sulla via del Calvario si rivolge alla Madre – che tende invano le braccia verso il figlio –, sorretta dalla Maddalena e dalle pie donne.
La tavola, di maestose dimensioni (318x229 cm) fu commissionata dal monastero olivetano di Santa Maria dello Spasimo di Palermo – da cui prende il nome – e presenta una storia molto particolare, oltre a conservare un alone di mistero.
Venne dipinta a Roma e inviata in Sicilia per mare, ma, a seguito di un viaggio avventuroso (come riportato dall'artista Giorgio Vasari e dal filologo Vincenzo Borghini), la nave naufragò e il dipinto finì in mare arrivando, tra vento e onde, a Genova, straordinariamente intatto.
Miracolosamente ripescato dal mare, la fama del il dipinto crebbe sempre di più, tanto che i siciliani dovettero ricorrere al favore del Papa per riaverlo. Arrivato finalmente in Sicilia, venne successivamente acquistato dal viceré spagnolo del Regno di Sicilia Ferrando de Fonseca per il re Filippo IV, che la volle sull'altare maggiore della cappella del monastero dell'Escorial.
Dal 1813 al 1822, Napoleone volle con sé la tavola a Parigi – durante le note spoliazioni napoleoniche – e in tale occasione si procedette al trasporto su tela, pratica allora consueta in Francia.
Dopo la fine dell'era napoleonica il dipinto tornò in Spagna e fa parte, oggi, della collezione espositiva del Museo del Prado di Madrid.
Inutili i tentativi dei monaci dello Spasimo di rivedere il dipinto in Sicilia.
Ci sono, tuttavia, dubbi e misteri riguardo il celebre dipinto. Molte le versioni del quadro prodotte successivamente.
Presso il Museo Diocesano di Caltanissetta, in particolare, è possibile ammirare una versione dell'opera che porta la firma R.Urbinas, molto simile a quella del quadro originale. Si è pensato, infatti, che il quadro non avesse mai abbandonato la Sicilia e che la versione originale fosse proprio il dipinto esposto a Caltanissetta.
Analisi recenti del dipinto hanno portato però alla conclusione che la versione del Museo Diocesano di Caltanissetta sia una copia attribuita a Polidoro da Caravaggio, allievo del Maestro, o a un altro allievo della bottega di Caravaggio. Rimane comunque indubbia la straordinarietà della copia, sulla quale lo stesso Caravaggio potrebbe aver lavorato; per i più appassionati, la mano che dipinse la copia del Museo Diocesano di Caltanissetta è quella del Caravaggio.