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I centri antiviolenza (c.d. CAV) ed i servizi offerti
I centri antiviolenza sono strutture che offrono una serie di servizi alla donna coprendo ogni sua possibile necessità, da quella medica a quella psicologica, da quella giuridica a quella economica.
I servizi offerti dai Centri Antiviolenza si sostanziano in:
1.Ascolto telefonico: per individuare i bisogni e fornire le prime informazioni. L'operatrice che risponde, se la donna può parlare liberamente, raccoglie la sua esperienza, la rassicura sull'anonimato e la segretezza del colloquio e cerca di stabilire con lei una comunicazione significativa. Il primo passo è quello di aiutare la donna a esplicitare il suo bisogno ed il suo problema. Occorre, quindi, verificare se il caso è di competenza del Centro, spiegando nel contempo cosa esso può offrire. L'operatrice può dare, inoltre, informazioni utili per affrontare nell'immediato la situazione e proporre un colloquio di persona su appuntamento.
2.Colloqui di accoglienza: finalizzati all’analisi della situazione e dei bisogni, a strutturare il percorso di uscita dalla violenza (con particolare attenzione all’anonimato e alla segretezza) e a definire gli obiettivi. Il colloquio viene proposto alla vittima di violenza come uno spazio privilegiato in cui poter raccontare il proprio vissuto, spiegare la propria esperienza e vedere insieme quale percorso intraprendere per uscire dalla violenza. Il lavoro dell'operatrice consiste nel leggere e rimandare alla donna i punti di forza che emergono dal suo stesso racconto, nel contenere l'angoscia, nel ridimensionare fantasmi di uomini onnipotenti o di situazioni prive di sbocchi. Individuati insieme i problemi da affrontare e stimate l'entità e la qualità delle risorse disponibili, si stabilisce con la donna una serie di obiettivi concretamente realizzabili, in un progetto con tempi e compiti il più possibile definiti. All'interno di questo progetto l'operatrice sostiene la donna nella sua attività di contatto con i servizi, la polizia, le avvocate etc., fornendo informazioni, fungendo da collegamento e vincolandosi ad operare con il suo consenso mediazioni per lei vantaggiose.
3.Ospitalità: presso strutture protette/case rifugio in cui sono accolte le donne anche con figli e figlie.
4.Consulenza legale: con le avvocate che collaborano volontariamente con il Centro AntiViolenza.
5.Consulenza psicologica: offerta dalle psicologhe volontarie del Centro AntiViolenza.
6.Accompagnamento: ricerca di una soluzione abitativa e/o lavorativa.
7.Affiancamento: nella fruizione dei servizi, nelle procedure amministrative-burocratiche, nel percorso giudiziario.
8.Attività di rete e coordinamento: con i servizi pubblici e privati presenti sul territorio al fine di ottimizzare e coordinare il percorso di uscita dalla violenza.
9.Attività di sensibilizzazione e promozione: attività con le scuole, promozione di eventi, promozione e collaborazione dell’attività di ricerca, promozione di piani d’azione locali, nazionali e internazionali contro la violenza sulle donne.
È, dunque, necessario costruire una rete di servizi a livello locale, nazionale e internazionale, volta a contrastare l’uso della violenza nei rapporti interpersonali ed a garantire soccorso e sostegno alle vittime.
Tale sistema, da affidare all’equipe del Centro Antiviolenza più vicino e sempre in collaborazione con il Servizio Sociale competente, ha il compito di mettere in contatto la donna con “la rete” per tutti gli ambiti relativi al suo percorso di accompagnamento e per concordare e coordinare le migliori prassi operative. Questa modalità di lavoro consente di evitare che ci siano forme di intervento parallele e discordi, che possono generare dispendio di risorse e creare confusione, indebolendo il sistema di protezione delle donne e generando nelle stesse insicurezza e confusione.
Carmela Mazza
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