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- Categoria: Terzo Settore
Oltre la disabilità - Il Tg4 accende i riflettori sui ragazzi fragili: Il bambino urla troppo
Ormai da un paio di anni il Tg4, il notiziario di Rete 4, pone la sua attenzione verso le persone che vivono una condizione di disabilità, di fragilità e verso le loro famiglie.
La storia che vado a raccontare ha luogo a Casalgrande, una città nella provincia di Reggio Emilia, e i suoi protagonisti sono un bambino autistico di sette anni e i condomini del palazzo in cui vive. Ad esporre i fatti, con molto rammarico, è il padre del piccolo, il sig. Gianluca Rossi. I fatti hanno inizio lo scorso 22 maggio quando all’uomo giunge una diffida a firma del legale nominato da tre dei suoi vicini, una coppia di pensionati e una giovane donna, dove si invita l’uomo a far sì che il figlio non emetta urla e rumori molesti, fonte di disturbo che non permetteva ai vicini di godere serenamente dei propri spazi domestici. Nell’emissiva si specifica che non sono solo le grida del bambino a creare disagio, ma anche quelle emesse dalla madre, per cui l’avvocato invita la famiglia Rossi l'adozione di comportamenti conformi al vivere civile. Si legge nella lettera di diffida: “I miei assistiti riferiscono della grave situazione di disagio che sono costretti a vivere da diversi anni a causa di urla e rumori molesti che promanano dalla vostra unità abitativa”. La famiglia Rossi si indigna dell’accaduto, tanto i vicini di casa quanto il loro rappresentante legale hanno peccato di poca sensibilità nei loro confronti, non hanno compreso che la situazione non è voluta di proposito, ma è la disabilità di cui il piccolo è affetto che lo porta ad avere tali comportamenti. Per la risoluzione del caso è stato aperto un tavolo di dialogo tra le parti in causa: condomini, genitori del bambino e amministratore del condominio, dove è stato stabilito che l’obiettivo principale è la tutela dei diritti di tutti i condomini. Secondo il legale, per la risoluzione della controversia è necessario l’intervento del Servizio Sanitario a favore dei genitori che risentono del carico di tutto ciò che comporta l’assistenza di una persona con disabilità. Sicuramente l’avvocato è tenuto a svolgere il suo lavoro, ma mi chiedo come si faccia a inviare una diffida del genere? Come può un genitore evitare che il proprio bambino urli troppo? Soprattutto se è affetto da autismo? Forse l’avvocato non ha tenuto conto che chi è affetto d’autismo può avere scatti di rabbia incontrollata causata da molteplici fattori: frustrazione, ansia, agitazione, paura o confusione. Ad esempio,un motivo scatenante che può provocare uno stato d’ansia in un bambino affetto da autismo sono gli eventi inattesi, che possono sconvolgere la routine del bambino, degli eventi imprevedibili. Una caratteristica della routine delle persone affette da autismo è proprio l’iper-strutturazione della loro tabella di marcia, il fatto che le loro giornate sono scandite da azioni abitudinarie che, se modificate da variabili insolite generano nervosismo e aggressività. L’interazione sociale nelle persone affette dallo spettro autistico può diventare motivo di fastidio che può innescare in esse stati di nervosismo, data la tendenza ad isolarsi dal mondo esterno. Tutti comportamenti che sono stati recriminati nella diffida dove si legge: “vengono chiesti dei comportamenti conformi al vivere civile, dopo sette giorni, se non verranno seguite le indicazioni richieste si rivolgeranno alle autorità competenti”. Una vicenda, conclude il giornalista che ha realizzato il servizio, che sta scuotendo il Comune di Casalgrande che conta 20mila anime. Il padre del bambino protagonista della vicenda, nel rispondere alla lettere di diffida, ha affermato che le prime vittime o meglio le vere vittime di quanto viene contestato, sono proprio i familiari che si ritrovano a vivere in prima persona tutte le problematiche legate all’autismo. A prendere le difese del bambino e della sua famiglia è stato il primo cittadino che, nel convocare tutti i protagonisti della vicenda ha cercato di trovare un accordo tra sensibilità personale e regole condominiali. Per offrire dei servizi adeguati è necessario possedere un senso di civiltà, nell’erogazione degli stessi giocano un ruolo fondamentale le associazioni che, con i propri volontari, cercano di dare più dignità e opportunità alle persone che vivono una condizione di disagio dovuta alla propria disabilità, al fine di garantire un futuro migliore. A chiosa del servizio l’intervista ad Erika Biasutti, referente della “Laluna” di Casarsa della Delizia, provincia di Pordenone in Friuli Venezia Giulia, un’associazione di volontariato che ha come obiettivo quello di offrire dei percorsi di autonomia abitativa a persone con disabilità.
L’associazione ha all’attivo oltre venti appartamenti abitativi, ma spera di aprirne altri sparsi in tutta la provincia di Pordenone al fine di dare la possibilità ad altre persone con disabilità di crearsi una vita indipendente, non solo attraverso delle soluzioni abitative, ma anche tramite l’inserimento lavorativo per raggiungere una piena autonomia, auto sostenersi e realizzarsi da un punto di vista sociale e personale a trecentosessanta gradi.
Il sistema abitativo adottato a Pordenone è all’avanguardia in Italia ed è alternativo ad altre alle comunità-allogio. Spiega una delle volontaria della associazione Laluna che le case saranno realizzate tenendo conto delle esigenze dei propri ospiti. A Casagrande sono presenti sette nuclei abitativi dove vivono sia persone con disabilità che persone normodotate, una scelta non del tutto causale che ha come obiettivo quello di offrire ai propri ospiti una dimensione di normalità e occasioni di inserimento lavorativo. Il progetto “sistema-abitare” vede una stretta collaborazione tra pubblico e privato che ha permesso di ottenere ottimi risultati, come conclude Erika Biasutti. E’ necessario mettersi nei panni di un genitore che si ritrova ad amare e a dover gestire un bambino che vive una condizione di disabilità. Secondo lo scrittore e giornalista Paolo Guzzanti il problema va risolto e se questo non avviene non è dovuto al fatto che le istituzioni non sono inclusive. Bisogna, invece, trovare un modo per aiutare questa famiglie e reperire, soprattutto, le risolse finanziarie necessarie. Tommaso Cerno, direttore de “L’Identità”, punta la sua attenzione sul ruolo dello Stato il cui compito è quello di garantire a tutte le famiglie una vita dignitosa, evitando l’insorgere di casi limite come quello appena descritto dove anche i vicini hanno le loro ragioni, non possono subire le problematiche altrui , anche loro hanno i propri problemi. Offrire il proprio aiuto alle famiglie che vivono una condizione di disabilità e disagio economico è un gesto più che giusto, ma questo non deve andare a discapito degli altri.
Andrea Fornaia
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