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Terzo Settore – Barca a vela e “wind-therapy” per andare oltre la disabilità
La vita di ciascuno di noi può essere come una barca a vela, fatta di momenti vissuti in serenità, mare sereno e tranquillo e momenti della vita burrascosi come un mare agitato che dal timone della nostra barca non riusciamo a gestire, soprattutto per una persona con disabilità è molto difficile da gestire. Secondo me, l’unico modo per affrontare le difficoltà della vita è quello di circondarci di un ottimo equipaggio, persone di cui ti puoi fidare, che nel momento della tempesta saranno in grado di guidarti nella rotta giusta, nel mare tranquillo. Nella barca puoi anche vivere dei momenti di quiete dopo la tempesta così come è descritto in una poesia di Giacomo Leopardi "La quiete dopo la tempesta" che recita così:
“Passata la tempesta: Odo augelli far festa, e la gallina, tornata in su la vita”. La tempesta è passata: sento gli uccellini far festa e la gallina, è tornata sulla strada a ripetere il suo verso. Il mare è anche simbolo di estate, di caldo, di vacanze, voglia di fare sport come la barca a vela. Lo sport può essere considerato un’attività riabilitativa e che favorisce l’inclusione sociale, il gioco di squadra come quello in barca a vela. Grazie a questo sport i ragazzi non solo devono imparare a controllare la barca, ma devono riuscire a connettersi con la natura che spesso è imprevedibile, si può passare da un mare tranquillo a una forte tempesta e la bravura dello skipper sta nel sapere controllare la propria barca nonostante il clima non è dalla sua parte. La barca a vela è uno sport nautico che è praticato fin dall’antichità, ma nessuno poteva immaginare che la barca a vela potesse diventare un vero e proprio strumento di cura, come si legge su repubblica.it, la “wind-therapy”, il cui fondatore è stato Michele Mureli un terapista di Milano che ha voluto unire la sua professione alla sua passione per la vela. Grazie alla sua barca a vela Michele ha regalato momenti d’incontro e d’integrazione per chi vive una condizione di disabilità fisica o psichiatrica. Nel 2005 Michele decide di coniugare la sua passione per la vela e per il mare con la sua professione di fisioterapista portando in gita sulla barca a vela uno dei propri pazienti. Fin da subito Michele si renderà conto di quanto il proprio paziente si è divertito, da lì a poco tempo il bacino di utenze si è ampliato. In realtà lo sport della barca a vela rivolto alle persone che vivono una condizione di disabilità, è un percorso che l’UISP (Unione Italiana Sport per Tutti) aveva già iniziato nel 1994 organizzando delle crociere per persone non vedenti. Nel 2008, rimessa a nuovo l’imbarcazione che è stata equipaggiata al fine di consentire la partecipazione di persone con disabilità a questo tipo di attività, è stato realizzato il progetto “VELA SPECIALE”. La vela per disabili è diventata una vera e propria disciplina paraolimpica, una delle più giovani che appare per la prima volta ad Atlanta. Questa disciplina è indicata per le persone che presentano le seguenti disabilità: atleti con amputazioni, cerebro lesioni, cecità o disabilità visiva, lesioni spinali ecc. Da qui il tema di barca accessibile, infatti, in una normale imbarcazione è molto difficile che una persona che presenta delle disabilità fisiche possa accedervi e per questo motivo in Trentino è nata la cooperativa “Anchè” che si occupa della sua realizzazione e permette a persone con disabilità non solo di trascorrere una giornata in barca a vela come passeggeri, ma anche di compiere delle manovre come skipper, timonieri e marinai.
La barca a vela, un mezzo di trasporto che permette di navigare per mare per andare alla scoperta di ogni bellezza naturale del fondo marino, bellezze ai confini della città, per ammirare un tramonto sopra una barca a vela andando veramente oltre ogni splendore naturale.
Andrea Fornaia
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