La manovra finanziaria è giunta ai passaggi finali prima dell'approvazione definitiva. La premier Meloni punta a chiudere la partita in tempi brevi, con l'obiettivo di approvare la legge di Bilancio entro il 23 dicembre. Tra le misure più controverse c'è l'aumento degli stipendi dei politici, che equiparerebbe i compensi di ministri, viceministri e sottosegretari non parlamentari a quelli dei membri eletti del governo. Questa mossa, che beneficerebbe 17 componenti dell'esecutivo, tra cui 8 ministri, con un aumento dello stipendio mensile di circa 7.300 euro. ha suscitato proteste sia dalle opposizioni che da parte della maggioranza.

La norma dovrebbe procedere, ma non come proposta del governo, bensì dei relatori. Stessa sorte per la cosiddetta norma anti-Renzi, che vieta incarichi retribuiti e consulenze in paesi extra UE per i membri del governo e parlamentari. Tuttavia, è improbabile che il governo accolga l'appello degli editori per sostenere il settore in crisi e garantire il pluralismo dell'informazione, nonostante gli emendamenti presentati da Forza Italia e Pd.

Lo scontro alla Camera tra maggioranza e opposizione sulla manovra si è intensificato. Ieri, tutti i gruppi di minoranza (tranne Azione) hanno scritto al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, chiedendo di dichiarare inammissibili alcuni emendamenti al disegno di legge di Bilancio presentati dai relatori di maggioranza. Questi emendamenti, depositati sabato sera, spacchettavano il testo della bozza di maxiemendamento del governo, suscitando l'ira delle opposizioni per la compressione dei tempi di discussione e voto. Anche la norma sulla supertassa per le criptovalute sembra destinata alla bocciatura.