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- Categoria: Salute e Benessere
Curare con amore: così la Pediatria di Enna diventa un esempio di buona sanità
Intervista alla Dott.ssa Anna Maria Millauro, Direttore dell’Unità Operativa di Pediatria dell’Ospedale Umberto I di Enna
In un tempo in cui la sanità pubblica è spesso al centro di critiche, esistono realtà che si distinguono per umanità, dedizione e professionalità. Una di queste è la Pediatria dell’Ospedale Umberto I di Enna, diretta dalla Dott.ssa Anna Maria Millauro, che ci racconta cosa rende questo reparto un esempio virtuoso di buona sanità.
Dottoressa, perché dovremmo considerare il vostro reparto un esempio di buona sanità?
«Perché offriamo qualcosa che va oltre la semplice cura medica: mettiamo al centro l’amore, l’affetto, l’empatia. La nostra priorità è il benessere del bambino nella sua totalità, non solo la sua guarigione clinica. I farmaci sono l’ultima risorsa, si usano solo quando davvero necessari. Ogni mamma, tornando a casa, ci dice che si è sentita accolta come in famiglia. Questo per noi è il riconoscimento più grande.»
Quanti pazienti accogliete ogni anno?
«Disponiamo di 14 posti letto, di cui 12 per ricoveri ordinari e 2 in Day Hospital. In inverno siamo sempre al completo, in estate invece le richieste diminuiscono.»
Quali sono le patologie più comuni?
«Soprattutto quelle respiratorie, durante i mesi freddi. Ma accogliamo pazienti anche da fuori provincia: arrivano da Agrigento, Caltanissetta, Palermo... Ci confrontiamo con tutte le patologie pediatriche del territorio.»
Ci racconta del suo team?
«Siamo sette pediatri, tutte donne al momento (tranne un professore universitario, il prof. Praticò, specializzato in neuropsichiatria pediatrica). Oltre alla cura delle patologie acute, seguiamo i piccoli pazienti anche nel follow-up per problemi neurologici, respiratori, alimentari. Siamo uno dei pochi centri in Sicilia a effettuare ecografie polmonari e abbiamo avviato un ambulatorio per l’obesità infantile e gli errori alimentari. Un altro nostro fiore all’occhiello è l’ambulatorio di psicologia, accessibile tramite il SSN, che permette ai bambini di seguire fino a 12 sedute psicologiche. È molto frequentato ed è stato fondamentale per individuare situazioni familiari difficili, spesso alla base della sofferenza del bambino.»
Come affrontate i casi di malattie rare o croniche?
«Seguiamo le direttive della Regione, che indica i centri di riferimento. Quando necessario, mettiamo i pazienti in contatto con queste strutture, perché per alcune malattie è necessario avere un numero elevato di casi per garantire esperienza e continuità.»
Come si supera la paura del ricovero?
«Ho voluto trasformare il reparto appena arrivata: pareti colorate, letti in legno, tv in camera, sala giochi, libreria, clown e volontari due volte a settimana. Ma soprattutto, cerchiamo di vedere prima il bambino, non la malattia. Io non visito mai un bambino senza averci prima giocato, senza avergli chiesto il permesso. È un essere umano, merita rispetto.»
Qual è il ruolo della telemedicina in pediatria secondo lei?
«Riceviamo consulenze dai centri vicini, ma credo che la telemedicina non potrà mai sostituire l'empatia, l’abbraccio, lo sguardo. Guardando un bambino negli occhi capisci davvero cosa ha.»
Quali sogni o progetti ha per il reparto?
«Vorrei più personale, come tutti, ma il mio sogno è realizzare la pet therapy. Ho già avviato tutte le procedure, siamo stati riconosciuti a livello regionale, ma finora nessuna azienda ha potuto portare avanti il progetto per motivi economici. Con il nuovo direttore amministrativo, spero di riuscirci prima della pensione.»
Cosa l’ha spinta a scegliere la pediatria?
«Lo sapevo dal primo giorno di università: volevo fare la pediatra. Amo i bambini in modo viscerale. Sento i loro bisogni, il loro dolore. Questo mi dà la forza di andare avanti, anche nelle giornate più difficili. Le gratificazioni sono poche, ma il loro sorriso è tutto.»
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