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Società e Costume - Il concetto di progresso e il Benessere Equo e Sostenibile
Il concetto di progresso in relazione al benessere di una collettività e il raggiungimento e il mantenimento di quest'ultimo sono temi che hanno particolarmente impegnato, oltre che le istituzioni politiche di tutto il mondo, la letteratura scientifica degli ultimi decenni.
Ci si è chiesti in quale misura fosse possibile valutare e quantificare il benessere di una società in relazione al progresso e come fosse possibile raggiungere e mantenere il wellbeing della collettività.
Ogni società è portata a percepire il progresso in maniera differente, data l'ampia varietà di culture, storie e territori molto diversi tra loro; tale diversità, di conseguenza, si riversa anche nell’individuazione di indicatori di progresso, utili alla misurazione dello stesso.
Nonostante le differenze di percezione, alcune caratteristiche del concetto di progresso risultano inequivocabili: la multidimensionalità, la dinamicità, il possedere (al tempo stesso) componenti sia materiali sia immateriali e l’essere naturalmente propenso al cambiamento e orientato al futuro.
Enrico Giovannini (dal 13 febbraio 2021 ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili) lanciò, a partire dal Primo Forum Mondiale su “Statistica, Conoscenza e Politica”, il progetto di ricerca globale sulla “Misurazione del progresso delle società”, condotto in seno all’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) in collaborazione con la Commissione Europea, la Banca Mondiale e le Nazioni Unite, con il preciso scopo di promuovere lo sviluppo di indicatori chiave in campo economico, sociale e ambientale nonché fornire un quadro completo di come si evolve il benessere di una società. Si andò consolidando un vero e proprio movimento globale sul tema della misurazione del progresso delle società, che riconosce i limiti del PIL (Prodotto Interno Lordo) come metodo di valutazione dello sviluppo e come unico strumento di misurazione del benessere complessivo della vita.
Lo stesso Kuznets, ideatore del PIL (in inglese GDP, Gross Domestic Product) per incarico del Presidente statunitense Roosevelt nel 1934, riteneva lo strumento da lui creato inadeguato a definire il benessere generale di una nazione.
Negli ultimi decenni la letteratura scientifica ha proposto nuovi indicatori di benessere, con metodologie di costruzione e raccolta di informazioni differenti: alcuni di questi aggiungono al PIL elementi che riflettono il benessere delle persone, altri lo integrano inserendovi elementi sociali in aggiunta a quelli economici. Si veda l'Indice di benessere economico sostenibile (ISEW), l’Indice di Sviluppo Umano (ISU), il Genuine Progress Indicator (GPI), il Better Life Index (BLI) e il Canadian Index of Wellbeing (CIW).
Nell’ambito del framework proposto dall’OCSE, avviene la creazione del concetto di “Benessere Equo e Sostenibile” (BES) e la successiva nascita di iniziative nazionali e internazionali di natura scientifica e politica.
A tal proposito, nel 2010 l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) hanno abbracciato il concetto di “Benessere Equo e Sostenibile” con la creazione di un progetto ad hoc volto a individuare le dimensioni del benessere (applicabili per l’Italia) e gli indicatori statistici in grado di rappresentarle. Il progetto ha previsto l’istituzione di un Comitato che include rappresentanti della società civile e delle parti sociali e la nomina di una Commissione scientifica, composta da esperti nazionali ed europei con il compito di proporre al Comitato gli indicatori. Dal lavoro congiunto dei predetti organi è stata realizzata una lista di 134 indicatori distribuiti in 12 domini.
I domini Salute, Istruzione e Formazione, Lavoro, Conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e Istituzioni, Sicurezza, Benessere soggettivo, Paesaggio e Patrimonio Culturale, Ambiente, Ricerca e Innovazione e Qualità dei servizi vengono analizzati nel dettaglio nei rapporti BES a partire dal 2013, redatti con l’obiettivo di monitorare il progresso, migliorare la qualità della vita dei cittadini e avere una maggiore consapevolezza dei punti di forza e di debolezza del territorio. Ai rapporti BES l’ISTAT affianca – inoltre – una batteria di indicatori per il monitoraggio degli SDGs - Sustainable Development Goals, Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile.
Lo studio permette di valutare lo stato e il progresso di una società prendendo in considerazione non soltanto la sfera economica (come accade per il PIL), ma includendovi anche la sfera sociale e ambientale, adottando un punto di vista che tenga conto anche di una prospettiva intergenerazionale, dunque sostenibile.
Giovanna Garlisi
Fonti:
Calcagnini, G., Perugini, F. (2016). “A Well-Being Indicator for the Italian Provinces”, Working Paper n.8, Economics, Mathematics and Statistics, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, Facoltà di Economia.
Giovannini, E. (2011). “Misurare il benessere equo e sostenibile per cambiare comportamenti individuali e scelte politiche”. Fascicolo n.1, Rivista di Studi sulla Sostenibilità, Franco Angeli, Milano.
Gualaccini, G.P., Bruni, S. (2012). “Dal Pil al Bes: il significato e la misurazione del benessere equo e sostenibile”, Rivista Statistica & Società/Anno 1, n.3/Statistiche ufficiali.
Hall, J., Giovannini, E., Morrone, A., Ranuzzi, G. (2010). “A Framework to Measure the Progress of Societies”, Working paper n. 34, Statistics Directorate, OECD, Paris.
ISTAT, CNEL (2017). “Rapporto BES 2017. Il Benessere Equo e Sostenibile in Italia”, Istituto Nazionale Di Statistica, Roma.
Segre, E., Zamaro, N. (2014). “L’impresa sociale nella cornice del benessere equo e sostenibile”, Rivista Impresa Sociale – numero 4/ 11-2014, Trento.
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