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Oltre la disabilità - Una chiesa aperta al mondo della disabilità
In occasione della Giornata Internazionale della disabilità, che ha avuto luogo lo scorso 3 dicembre, Papa Francesco ha colto l’occasione per invitare i fedeli a pregare per le persone con disabilità affinché siano al centro dell’attenzione della società e che le istituzioni promuovano programmi di inclusione che valorizzino la loro partecipazione attiva.
Nel leggere questo invito di Papa Francesco mi sono posto alcune domande alle quali ho cercato di dare delle risposte: le persone con disabilità sono veramente messe al centro dell’attenzione dalla nostra società? Domanda alla quale abbiamo cercato tante volte delle risposte e dove troviamo sempre luci e ombre. Cogliendo la preghiera di Papa Francesco sul fatto che le persone con disabilità siano al centro dell’attenzione della società, approfondiamo il tema su come la Chiesa pone la sua attenzione verso la disabilità e come la Chiesa riesce nel proprio contesto a garantire il diritto d’integrazione delle persone con disabilità. Indipendentemente dal proprio credo, lo Stato italiano tutela la libertà di professare la propria religione sia a una persona abile che a una persona inabile. Nel fare una fotografia sul ruolo delle persone con disabilità all’interno della Chiesa ci si rende conto che il risultato è una foto un po' sfuocata. Nel fare questa affermazione vorrei precisare che non parlo per esperienza personale, ma purtroppo esistono, e soprattutto all’interno della Chiesa, dei coni d’ombra là dove la disabilità viene vista come elemento negativo. Storicamente, si legge in “La civiltà e cultura”, le dichiarazioni della Chiesa cattolica sulla disabilità si sono mosse tra due posizioni estreme: la disabilità è stata considerata o come conseguenza del peccato originale – in certa teologia che per fortuna stiamo abbandonando – o come la grazia di soffrire per il bene di tutti. Due estremi scomodi dove nessuna delle quali corrisponde all’esperienza vissuta dalla maggior parte dei disabili. Il fatto che la disabilità sia la conseguenza di qualche peccato passato commesso dal genitore o di qualche altro parente lo ritroviamo nel vangelo di Giovanni capitolo nove dove Gesù guarisce un uomo cieco dalla nascita dove leggiamo: “In quel tempo Gesù passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio». Dalla domanda che i discepoli rivolgono a Gesù «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?» si evince proprio questa mentalità, dove la disabilità è una conseguenza di qualche peccato commesso dai genitori o da qualche antenato. Una concezione che esisteva ai tempi di Gesù e che fino ad anni non molti remoti ancora preesisteva, ma questa concezione oramai è stata superata, il disabile non è più oggetto di scarto, questo verbo, usato volutamente, mi permette di fare riferimento a un’altra affermazione del Vangelo: “La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo”: Marco 21. Quando Gesù chiede ai sacerdoti e agli anziani del popolo: Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo (salmo 117); questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?». Quello che inizialmente da alcuni viene visto come elemento di scarto, rifiuto per altri, può diventare un valore aggiunto, anche alle persone con disabilità molto spesso succede la stessa cosa: inizialmente vengono scartate, ma poi sia grazie alle proprie forze, ma anche al supporto degli altri “costruttori” riescono a tirar fuori il proprio meglio, le proprie abilità. Chi apparentemente presenta delle imperfezioni possiede anche delle qualità latenti che bisogna tirar fuori e il Papa, nelle sue affermazioni in occasione della Giornata Internazionale della disabilità, ha voluto comunicare un messaggio di preghiera e speranza affinché la persona con disabilità diventi veramente una parte attiva all’interno della società e che quella pietra divenuta testata d’angolo poi divenuta parte integrante, sia il fondamento per una società aperta all’integrazione. Anche nel contesto parrocchiale vi sono segnali di integrazione delle persone con disabilità e io a Enna ne sono un esempio, in quanto nella parrocchia che frequento e dove ho ricevuto il sacramento della comunione e della cresima, partecipo attivamente a molte attività parrocchiali e per questo non finirò mai di ringraziare il mio parroco, Don Mario e le sue collaboratrici che nella loro semplicità possono essere un esempio di integrazione e accoglienza verso la diversità e che ancor prima che Papa Francesco facesse questa preghiera: “Preghiamo perché le persone con disabilità siano al centro dell’attenzione della società e le istituzioni promuovano programmi di inclusione che valorizzino la loro partecipazione attiva e una collettività civile e religiosa che riesce ad avere questo tipo di attenzione verso la disabilità, è una vera comunità".
Andrea Fornaia
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