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- Categoria: Terzo Settore
Oltre la Disabilità - Il disabilismo: come nasce e che cos’è
Anche questa volta affidandomi a internet ho trovato la mia fonte di ispirazione; scrivendo la parola magica “disabilità” tra le diverse informazioni e notizie, quella che mi ha colpito di più tanto da portarmi a scrivere questo pezzo è stato l’articolo pubblicato su coe.int, un sito del Consiglio Europeo, dal titolo “Disabilità e disabilismo” dove il giornalista tratta diversi temi: Cos’è la disabilità, chi è il disabile, il diritto di scelta per una madre se abortire o meno una volta sapute le condizioni del nascituro, uguaglianza e non discriminazione, Disabilità e strumenti dei diritti umani, Cos’è il Disabilismo? Giovani e disabilità?, diritto all’istruzione, e infine, il diritto a partecipare alla vita pubblica, politica e culturale. Tra tutti i temi trattati ciò che ha tratto in prima battuta il mio interesse è stato l’argomento sul disabilismo, un comportamento discriminatorio che si ha verso la disabilità. La teoria del disabilismo afferma che gli esseri umani vedono le persone con disabilità come esseri inferiori. Sono diverse le azioni che possono dimostrare un comportamento discriminatorio nei confronti delle persone con disabilità, come l’occupazione dei parcheggi riservati senza averne titolo o anche nel mercato del lavoro dove vengono messe in atto delle politiche discriminatorie verso aspiranti lavoratori con disabilità. Ma le persone “abili” che mettono in atto questo comportamento il più delle volte non si accorgono neanche della presenza di una persona con disabilità. Forse l'indifferenza, non essere considerati, come se non si esistesse fa più male di quando qualcuno prende in giro perché, come sappiamo, nella storia della disabilità le persone affette sono state sempre oggetto di scherno, sempre oggetto dei pregiudizi; la tipica affermazione “poverino” magari tante volte non viene usata con malignità, ma bisognerebbe capire che chi si sente rivolgere tale affermazione non ci rimane bene, si sente umiliato, mortificato. Come scrive Tommaso Fratini, autore di diversi libri sul tema della disabilità, l’indifferenza può anche essere usata come un meccanismo di difesa, da evitare per non creare dolore nei confronti di chi vive una condizione di disabilità e quindi ha una sofferenza che nell’altro potrebbe generale dolore. Da persona che vive sulla propria pelle un disabilità, sapere che si prova dolore mi darebbe fastidio se venisse fatto in modo accentuato, alla stregua dell’indifferenza o della presa in giro. Lo stesso vale per la classica affermazione di circostanza “be poverino”, ma povero di che? Il termine povero, poverino ha un significato completamente diverso, si riferisce a chi vive una condizione economica disagiata. Il disabile non va assolutamente compatito ma solo aiutato, un aiuto “attivo” e non “passivo” . Mi spiego meglio cosa voglio dire con aiuto attivo e passivo. L’aiuto è attivo quando il tuo sostegno non vada a limitare l’autonomia della persona: bisogna essere in grado di capire quando la persona ha veramente bisogno e quando no, magari la persona con disabilità pur nella sua difficoltà visibile desidera riuscire a farcela, per dimostrare non tanto agli altri ma a se stesso di essere in grado di fare una determinata azione. E’ necessario capire, continua Tommaso Fratini, che il disabile non è un diverso ma è una persona esattamente come le altre, la quale, molto spesso, sta molto male, soffre intimamente, molto spesso però non è la malattia di per se a provocare dolore, ma sono i comportamenti che gli altri hanno nei loro confronti. Ma Fratini arriva a una conclusione più profonda e scrive: “Il disabile non è una persona sofferente, non è diversa o inferiore ai normodotati”. Il diversamente abile è una persona dotata di una speciale diversità e questo può essere un motivo per il quale l’individuo normodotato mette in atto dei meccanismi per evitare il contatto con l’altro con vere e proprie forme di rigetto ed espulsione. Quindi la persona con disabilità non è una persona che soffre, ma piuttosto possiede delle capacità che molte persone non hanno e questo può provocare invidia. Le persone con disabilità, dagli adulti, non diviene oggetto di disprezzo, schernimento, ferimento, umiliazione, ma semplicemente vengono evitate. Nell’articolo viene affrontato un altro tema, quello delle barriere architettoniche. In tal senso per una piena inclusione delle persone con disabilità, è necessario che tutti gli edifici e mezzi di trasporto siano accessibili e non vi siano luoghi destinati solamente alle persone con disabilità, ma tutto deve essere accessibile a tutti. Spesso non ci si rende conto che un ambiente non accessibile non lo diventa solamente per chi ha una disabilità ma anche per una persona che non vive una condizione di disabilità a cui viene limita la propria libertà di movimento, pensiamo alle persone anziane che possono presentare delle difficoltà di movimento e nell'accedere in determinati luoghi. Evitiamo qualsiasi forma di disabilismo o discriminazione per una società più giusta dove tutti, abili e disabili, hanno le stesse opportunità così da favorire l'andare oltre la disabilità, nostra o degli altri.
Andrea Fornaia
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