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Oltre la disabilità - Lino Cianciotto: la sua vita, una continua scalata
È notizia di qualche giorno fa la storia di Lino Cianciotto che è stato protagonista di convegno a Cabonia dove, rende noto il quotidiano l’unione sarda, ha tenuto una lezione di vita in cui ha raccontato la sua passione per il trekking, un mix tra camminata in mezzo alla natura ed escursionismo.
Lino è un uomo di sessant’anni che oltre ad essere un turista per le montagne è una guida naturalistica, un fotografo, un sub, un climber e un nuotatore. La sua esperienza con la condizione di disabilità avrà inizio all’età di nove anni quando dopo un incidente sarà costretto a portare una protesi. Lino ha voluto rilanciare un messaggio di speranza a coloro che per qualsiasi motivo sono colpiti da disabilità. Come molte volte abbiamo scritto essere colpito da disabilità quando non si è nati in una certa condizione è molto difficile da superare, ma molte volte si deve fare di tutto per trovare uno scopo, un obiettivo nella vita, facendo in modo che la propria disabilità diventi un punto di forza. La disabilità gli ha permesso di cambiare il suo modo di pensare, di vedere le cose in una prospettiva diversa. È divenuto autore di guide pratiche e protagonista di avventurose escursioni. La condizione di disabilità gli ha permesso di capire come rendere più accessibili determinati luoghi alle persone con disabilità. Di certo, quando la propria condizione fisica non presenta nessun tipo di disabilità non si pensa alle difficoltà che una barriera architettonica può portare e la stessa cosa è stata per Lino che, nel prendere consapevolezza di ciò, si impegnerà a rendere più accessibili determinati luoghi. Lo scorso 8 agosto Lino è stato ospite al festival LiberEven dove ha presentato il suo libro “Una guida in gamba. Storie di un uomo diversamente disabile”, dove l’autore fa la cronistoria di come è avvenuto il suo incidente. “Era il 3 febbraio 2013 durante un'escursione sulle alture di Buggerru, inizia a raccontare Lino, un masso di quasi una tonnellata si stacca dalla roccia e precipita rovinosamente sulla mia gamba destra con conseguente amputazione e protesi”. Nonostante la gravita dell’incidente l’atleta sardo dalla volontà inossidabile, riprenderà la sua attività di fotografo, guida ambientale e le attività outdoor, come se niente fosse successo. Lino nel suo libro, “Una guida in gamba. Storie di un uomo diversamente disabile” oltre a raccontare le sue avventure estreme incastonati a episodi drammatici con un pizzico di umorismo, racconta la sua esperienza di "diversamente disabile". La disabilità non è per tutti uguale, non solo come tipo, ma anche per come viene vissuta, come viene accettata. Non tutti accettano la propria inabilità, non tutti riescono a trovare la propria strada nella disabilita, una strada certamente in salita verso la cima di una montagna, ma dove sempre si può trovare un appiglio dove aggrapparsi, molte volte è la montagna stessa che te lo offre ma molto spesso è l'escursionista stesso che deve trovarlo da solo il modo per scalarla. Dal libro emerge un ritratto a tutto tondo non tanto dell'atleta, ma di un uomo profondamente consapevole di sé, dei suoi limiti e delle sue possibilità che cerca di lanciare un messaggio di ottimismo e di speranza nei confronti dell'integrazione e dell'inclusione. Un messaggio di speranza, poiché – purtroppo – nonostante siano paroloni sulla bocca di tutti, l’integrazione delle persone con disabilità non è ancora del tutto realizzata; ancora non tutti riescono ad andare del tutto oltre la disabilità, c'è ancora questa montagna e, nonostante si abbiano gli strumenti adatti per poterla scalare, si ha ancora molta paura ad andare oltre la disabilità. Così scrive Lino:"Ho solo una gamba in meno. La disabilità è qualcosa che arriva dal nostro interno: se noi ci sentiamo disabili anche gli altri ci vedono tali". Ma, come scrive Lino, dobbiamo essere noi stessi ad accettare la nostra condizione, solo in questo modo avremo più possibilità che gli altri ci accettino con la nostra disabilità o che riescano ad andare oltre la nostra disabilità. Ma se ci pensiamo meglio forse è meglio essere accettati così come siamo e non andare oltre la disabilita, andare oltre può significare anche fare finta di niente, passare oltre come dice Virgilio a Dante nel III canto dell’Inferno all’incontro con gli ignavi, i meschini, i vili; la peggior specie che non merita nessun riguardo: “Non ti curar di lor, ma guarda e passa” dice Virgilio a Dante. Questo verso di Dante è sulla bocca di tutti. Lo usiamo spesso per invitare qualcuno a non perdere tempo con persone meschine che non meritano la nostra attenzione e il nostro tempo. Invece, nel nostro caso, l'affermazione assume un significato diverso: non si vuole rifiutare la disabilità ma neanche fermarsi al solo aspetto psichico o tanto meno a quello fisico.
Andrea Fornaia
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