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Archeologia e Culture Antiche - L’Augusto di Centuripe e le pitture rupestri del riparo Cassataro
Di Claudia Cacciato
Il piccolo centro di Centuripe, in provincia di Enna, sta vivendo un momento d’oro della sua storia recente, complice una serie di scelte politiche e culturali di spessore. Negli ultimi giorni di agosto ha visto finalmente rientrare “a casa”, nella sede del Museo Archeologico Regionale, tre sculture di grande rilievo storico e artistico, tre ritratti marmorei rinvenuti negli scavi che tra il 1926 e il 1938 sono stati effettuati nell’edificio cosiddetto degli Augustales.
Le sculture, datate al I secolo d.C., rappresentano rispettivamente il volto del primo imperatore romano, Ottaviano Augusto e di due membri della dinastia Giulio-Claudia, Germanico e Druso Minore, designati quali successori dello stesso Augusto, ma scomparsi prematuramente. Le sculture, rinvenute insieme ad altri frammenti di diverse dimensioni, dovevano essere collocate in questo edificio che, nei pressi del foro cittadino, era dedicato al culto della memoria dell’imperatore Augusto. Nel 1939 furono trasferite presso il Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi” di Siracusa e lì sono rimaste fino allo scorso agosto quando finalmente, grazie a un protocollo d’intesa tra il Parco Archeologico e Paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci, alla cui competenza appartiene il Museo di Centuripe, e il Parco Archeologico e Paesaggistico di Siracusa, Eloro Villa Tellaro e Akrai, è stato possibile il loro rientro. I tre ritratti, bellissimi e dall’impatto visivo potente, si caratterizzano per il tipico realismo delle sculture romane che, pur mantenendo una certa ufficialità vista l’autorità dei personaggi, non mancano di evidenziarne i caratteri fisionomici peculiari. Quella dei ritratti imperiali era una produzione molto attiva perché le sculture dovevano essere distribuite nelle diverse province romane e dare l’idea di una rassicurante e costante presenza dell’Impero e dei suoi rappresentanti se non in carne e ossa almeno con le immagini. Una forma di propaganda politica molto innovativa. Ma si sa, i Romani guardavano sempre avanti! Nonostante i ritratti di Centuripe, dunque, non siano unici quanto ai soggetti rappresentati, risultano unici per la raffinatezza e la qualità artistica.
Uscendo dal Museo Archeologico, è possibile visitare una mostra di altissimo rilievo artistico e culturale. Nei locali dell’Antiquarium del Municipio di Centuripe, “Segni. Da Cézanne a Picasso, da Kandinskij a Mirò” espone fino al 17 ottobre la produzione grafica di alcuni tra i principali protagonisti della pittura europea del Novecento. Pittori che, sperimentando varie forme di stampa – dall’acquaforte alla litografia, dall’incisione a punta secca fino alle più complesse tecniche composite – si ispirarono molto spesso al linguaggio espressivo dell’arte rupestre preistorica. Iconico fra tutti il famoso Toro di Picasso, dalle linee nette e geometriche; ma sono molte le opere di ardita complessità tecnica, talvolta dirette a criticare la società del loro tempo, come nel caso dell’ “Aidez l’Espagne” di Mirò, un manifesto eloquente contro la guerra civile spagnola.
Non a caso gli organizzatori della mostra hanno scelto di far dialogare le opere contemporanee con delle pitture rupestri antichissime, quelle del riparo Cassataro, un sito preistorico di notevole interesse localizzato a valle dell’abitato di Centuripe presso il corso del fiume Simeto, visitabile per la prima volta contestualmente all’esposizione. All’interno di una formazione di arenaria quarzosa, negli anni ‘70 del secolo scorso, l’archeologo a cui si deve il nome del sito rinvenne una grotta costituita da tre enormi massi addossati gli uni contro gli altri, sulle cui pareti interne sono conservati alcuni pittogrammi databili tra l’epoca neolitica e l’età del Bronzo. A determinarne la datazione contribuiscono lo stile delle figure e i frammenti ceramici rinvenuti nelle vicinanze. Il luogo, non propriamente un riparo con funzione abitativa, sembra essere stato piuttosto un luogo di culto, come dimostrerebbero la sua posizione isolata e alcuni altri elementi quali ad esempio numerose “coppelle” scavate nel pavimento roccioso della grotta che corrisponderebbero alla disposizione delle stelle che compongono le costellazioni di Orione e delle Pleiadi. Certamente un sito che merita di essere ancora studiato ed esplorato con attenzione per i contributi che potrebbe apportare alla conoscenza delle culture preistoriche siciliane e che oggi affascina per la potenza espressiva delle immagini e per il loro potere evocativo.
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