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- Categoria: Archeologia e Culture Antiche
Archeologia e Culture Antiche – Naxos, la prima colonia greca di Sicilia
La nota cittadina turistica di Giardini Naxos trae il suo evocativo nome dall’amenità di un paesaggio unico incastonato tra la costa ionica e le pendici dell’Etna e punteggiato di giardini di agrumi. Un luogo amato da viaggiatori e turisti di ogni epoca per la mitezza del suo clima e per la bellezza del suo mare.
Ma il nome di Naxos è anche strettamente legato alla sua antica origine greca. Narrano infatti Tucidide e altri storici che su quelle coste, prime fra quelle siciliane, giunse in un tempo assai lontano un piccolo gruppo di coloni provenienti dalla Grecia che cercavano in Occidente una nuova casa e nuove terre da coltivare. Non si sa per certo da dove provenissero; molte fonti sostengono che fossero calcidesi dell’isola greca di Eubea, a nord-est di Atene, ma che insieme a questi fosse presente anche un gruppo di cittadini di Naxos, altra isola egea dell’arcipelago delle Cicladi a cui si deve il nome della nostra colonia. A capo della spedizione era tale Teocle, anche lui calcidese, il quale una volta toccato l’estremo lembo meridionale della penisola italica, invece che navigare verso le sponde tirreniche già battute, si diresse verso sud, facendo sosta davanti alla piccola penisola del capo Schisò, oggi centro della locale movida.
Il luogo costituiva un approdo naturale molto comodo alle navi e si apriva a una campagna fertile e poco popolata. In realtà di insediamenti indigeni qui ne esistevano, ma nulla fa supporre agli archeologi e agli storici che l’insediamento dei greci sia avvenuto in maniera cruenta, a differenza di quanto accadde in altre località. Gli indizi forniti dalle fonti fanno ritenere che la fondazione si possa collocare intorno al 734 a.C., cioè prima di qualunque altra polis in Sicilia. Solo pochi anni dopo sarebbero state fondate lungo la stessa costa la colonia corinzia di Siracusa e quella dorica di Megara Iblea. Nella nuova colonia Teocle si premurò di far costruire un altare dedicato ad Apollo Archegetes, la divinità venerata nella città di Delo nella quale si riconoscevano le popolazioni ioniche della Grecia e che divenne in seguito un elemento identitario per tutti i sicelioti, i Greci di Sicilia. In seguito altri coloni della stessa origine avrebbero fondato nuove poleis, in particolare Kàtane (Catania) e Leontìnoi (Lentini).
Delle prime fasi di vita della colonia si conoscono solo i resti di un’abitazione quadrata della tipologia già rinvenuta a Megara Iblea e a Siracusa, mentre il momento di maggiore sviluppo della città si ebbe nel V sec. a.C., quando la città fu distrutta dal tiranno siracusano Ierone e quindi ricostruita con una poderosa cinta muraria in tecnica poligonale e con un tracciato di strade a incrocio ortogonale che dividevano equamente gli isolati sul modello inaugurato dal grande urbanista Ippodamo di Mileto. Alle estremità dell’abitato sorsero diversi recinti sacri con piccoli templi dalla pianta molto semplice, il principale dei quali sembra fosse dedicato proprio ad Apollo Archegetes. Da questo edificio proviene una serie di terrecotte architettoniche policrome fra le quali spicca una maschera di Gorgone-Medusa che doveva essere posta sul frontone dell’edificio e tenere lontani gli spiriti maligni dall’abitato. Nella città, infatti, erano fiorenti le officine di vasai e artigiani. Ne sono testimonianza diverse fornaci con vasche di decantazione delle argille che sono state portate alla luce ai margini dell’abitato. Dovevano servire sia per la creazione di vasi che per la produzione di mattoni e modanature architettoniche necessari per la costruzione e la manutenzione degli edifici. Oggi alcuni dei reperti proveniente da questi laboratori possono essere ammirati nel locale Antiquarium collocato nel forte borbonico di capo Schisò.
La città di Naxos fu di nuovo distrutta ad opera di un altro tiranno siracusano, Dionisio, nel 403 a.C. in seguito a un tradimento. La maggior parte degli abitanti allora vennero venduti come schiavi e non rifondarono più la polis, ma un piccolo nucleo di loro si salvò decidendo di fondare un nuovo centro sul monte Tauro. Nasceva così Tauromenion, l’attuale Taormina. Di Naxos, invece, non rimaneva più traccia, ma solo un vago ricordo, di cui ci dà conto lo scrittore Pausania nel II secolo d.C.
Claudia Cacciato
Crediti per le immagini: Alun Salt from Derby and Leicester, UK, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons e www.parconaxostaormina.com
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