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- Categoria: Archeologia e Culture Antiche
Archeologia e culture antiche – Portata alla luce l'antica agorà di Selinunte
A Selinunte ritorna alla luce, grazie alle attività di pulizia predisposte dal direttore del parco archeologico, Felice Crescente e agli scavi coordinati da Clemente Marconi – a capo di una missione che coinvolge l'Institute of Fine Arts della New York University e l’Università degli Studi di Milano in collaborazione con l’Istituto Archeologico Germanico –, l'antica agorà che, con i suoi 33mila metri quadrati, vanta il titolo di agorà più grande del mondo.
È stata necessaria un’imponente operazione di scerbatura, su indicazione degli archeologi della missione dell’Istituto Germanico di Roma, ma alla fine l’antica agorà è riemersa, al centro dell’abitato e circondata da quartieri residenziali ed edifici pubblici.
Gli scavi hanno portato alla luce gioielli e amuleti, oltre che a un importante stampo, la parte mancante di un manufatto scoperto dieci anni fa che, adesso, torna ad essere perfettamente integro.
L'enorme sito archeologico appena portato alla luce svela il cuore dell'antica Selinus, come doveva presentarsi prima della distruzione da parte dei Cartaginesi.
“Una conca vuota che impressiona per la sua ampiezza e il suo fitto mistero” ha commentato il direttore del Parco archeologico di Selinunte, Felice Crescente, “un primo esempio di musealizzazione su vasta scala che, sfruttando il contrasto creato dal diverso modo di rilasciare o assorbire la luce naturale della vegetazione diversamente trattata, restituisce un’immagine chiara e con contorni netti dello spazio visivo”.
Non è ancora chiaro, per gli archeologi, il perché della vastità del sito e della sua forma trapezoidale, che sembra avere come “cuore” l’antica tomba di Pàmmilo, che gli archeologi indicano come fondatore della città. L'enigma, tuttavia, non è stato risolto: non esiste, attorno alla tomba e in profondità, nessuna struttura o tomba di epoca classica, solo piccole costruzioni posteriori, del periodo punico.
Il centro abitato era collegato all’acropoli da una lingua di terra sviluppandosi perlopiù verso Nord e sovrapponendosi (si crede pacificamente) a un villaggio preesistente di sicelioti. L'agorà fungeva da snodo urbanistico tra le diverse parti della città, luogo in cui si concentrava la vita civile della comunità.
Gli archeologi hanno delineato un recinto sacro per il culto degli antenati, con al centro un heroòn, un monumento commemorativo per un personaggio importante, un impianto che ricalca perfettamente – ampliandolo a dismisura, praticamente il doppio – quello di Mégara Hyblaea, cellula “madre” da cui provenivano i coloni greci che fondarono Selinunte; resti di strutture in pietra e ossa di animali fanno pensare ad altari dove venivano compiuti i riti per sancire i confini dei lotti e la loro ripartizione.
Quanto agli oggetti rinvenuti, il ritrovamento della seconda parte dello stampo – che dopo dieci anni dal ritrovamento della prima parte torna completo – è di grande importanza: gli archeologi ipotizzano che servisse per creare uno scettro prezioso, un oggetto unico che, una volta realizzat la prima e unica fusione, era stato diviso nelle sue due parti e seppellito nell’area sacra.
Tra i manufatti ritrovati nel tempio spiccano un ciondolo in avorio a forma di sirena – ricomposto perfettamente da una serie di frammenti trovati nel 2017 e databile alla metà del VI secolo avanti Cristo – e un piccolo amuleto in pasta di vetro blu che raffigura un falcone.
“Siamo nel cuore di Selinunte e grazie alle attività di pulizia, predisposte dal direttore del Parco – dice l’assessore regionale ai Beni culturali e Identità siciliana, Alberto Samonà – è possibile avere una visione d’insieme, seppure parziale, di questa immensa agorà. Dà l’idea della magnificenza di questa città e della sua straordinaria essenza, che si comprende anche dai ritrovamenti eccezionali delle missioni archeologiche. Pezzi unici che da venerdì saranno esposti al pubblico all’antiquarium”.
Foto: Courtesy of Parco Archeologico di Selinunte
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