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No alla Violenza - La valutazione del rischio di recidiva nei reati di violenza di genere: il metodo S.A.R.A.
S.A.R.A. (Spousal Assault Risk Assessment) è la valutazione del rischio di recidiva nei casi di violenza interpersonale fra partner, dove la donna è vittima di violenza fisica, psicologica, verbale, economica ma anche sessuale o è vittima di vere e proprie persecuzioni.
Si tratta di una metodica messa a punto in Canada da un gruppo di esperti per individuare se e quanto un uomo, che ha agito violenza nei confronti della propria partner (moglie, fidanzata, convivente) o ex-partner, è a rischio, nel breve o nel lungo termine, di usare nuovamente violenza.
Non si tratta di un test psicometrico, in quanto non bisogna stabilire un punteggio della persona che si è resa responsabile della violenza, bensì è un metodo che viene usato per valutare il caso e, quindi, la sua pericolosità in base a dei fattori di rischio e a dei fattori di vulnerabilità della donna che il valutatore deve prendere in considerazione nel loro insieme, per poi stabilire se esiste il rischio di recidiva e in che misura (basso, medio o elevato).
In Italia è stato introdotto nel 2003 da Differenza Donna grazie al progetto Daphne.
Rappresenta uno strumento utile per i professionisti e le professioniste (magistrati, Forze dell’Ordine, assistenti sociali, psicologi, psichiatri, avvocati, criminologi) che lavorano con casi di violenza domestica, per valutare la pericolosità dell’autore del reato in questione e per aiutare nelle indagini e nelle decisioni in merito alle misure cautelari da adottare e della pena da infliggere, nonché per individuare il rischio, nel breve o nel lungo termine, che il maltrattamento si ripeta.
Si tratta di una valutazione soggettiva che però tiene conto di fattori oggettivi che numerose ricerche hanno visto essere correlati alla violenza domestica (intesa come violenza interpersonale fra due persone che hanno o avevano una relazione).
In pratica il metodo S.A.R.A. è un protocollo contenente delle linee guida, che fungono come bussola per orientare nella valutazione, in maniera sistematizzata sulla base di principi scientifici che permettono di valutare in proporzione migliore rispetto a una valutazione fatta casualmente senza criterio sistematico, se un caso è a rischio di recidiva, permettendo così una coerenza fra le decisioni delle varie figure professionali che si occupano del caso, in quanto uno dei problemi principali quando viene effettuata la valutazione del rischio è la mancanza di indicazioni sistematiche, standardizzate e utili da un punto di vista clinico e procedurale fondate su basi empiriche utili per raccogliere, ponderare i dati e le informazioni sul caso.
In Italia si utilizza una versione più agevole e fruibile rispetto a quella iniziale di 20 fattori, c.d. versione screening o S.A.R.A. – S.
Si tratta di una versione a 15 fattori e si procede a stabilire il livello di presenza o meno di ogni singolo fattore allo stato attuale (ultime quattro settimane) e nel passato (prima di un mese) e, successivamente, si riporta il livello di rischio di recidiva che può essere: basso – medio – elevato, sia nell’immediato (entro 2 mesi) o nel lungo termine (oltre i due mesi).
Si chiede, inoltre, di valutare se esiste un rischio di violenza letale e se esiste il rischio di escalation della violenza.
Carmela Mazza
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