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No alla Violenza - Le strategie per combattere il cyber-bullismo
Per quanto riguarda il cyber-bullismo, il primo obiettivo da perseguire per la prevenzione, è aumentare la consapevolezza del problema tra gli adulti (insegnanti e genitori), che sono frequentemente poco a conoscenza del coinvolgimento dei ragazzi in questo fenomeno e delle sue possibili conseguenze negative.
Ad un’aumentata coscienza della gravità di tale fenomeno dovrebbe accompagnarsi una maggior conoscenza e padronanza dei nuovi mezzi di comunicazione che spesso risulta più carente negli adulti/educatori rispetto ai ragazzi, creando un divario generazionale nell’uso delle metodologie di comunicazione digitali.
Un altro passo importante è includere esplicitamente il cyber-bullismo nelle politiche scolastiche anti-bullismo e nelle specifiche attività svolte nell’ambiente scolastico.
Prevenire il bullismo elettronico a scuola significa anche prevedere attività mirate alla conoscenza e discussione sul problema del tutto analoghe a quelle utilizzate per il bullismo tradizionale.
Inoltre, un contributo a un uso più adeguato delle tecnologie della comunicazione deriverebbe da un loro utilizzo più sistematico e guidato in aula come strumento di insegnamento e apprendimento, in modo da rendere i ragazzi consapevoli sia delle enormi potenzialità che dei potenziali rischi implicati nell’uso di ambienti virtuali come il World Wide Web.
Al momento per bulli e cyber-bulli ci sono capi di imputazione vari che non fanno capo a un solo reato: si fa riferimento, infatti, a stalking, diffamazione online, ingiurie, molestie, furto di identità digitale.
Il disegno di legge 1261 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyber bullismo” è approdato nella legge n. 71/17 del 29 maggio 2017 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 127 del 3 giugno 2017.
Gli adulti (genitori e insegnati principalmente) che vengono a conoscenza di un problema di questo tipo hanno il dovere di denunciare, anche perché si parla spesso di cyber-bullismo come di un'epidemia silenziosa in quanto internet l'ha smaterializzato; non c'è il ragazzino che torna a casa con i segni sul corpo di una violenza, è tutto online e impalpabile e ci si accorge tardi di quanto sia grave la situazione, anche in considerazione del fatto che oltre agli adolescenti sono coinvolti i pre-adolescenti, dagli 11-12 anni in poi.
Carmela Mazza
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