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No alla Violenza – Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 Novembre 2022)
Per il semplice fatto di essere donne, in Italia, le donne, continuano a morire.
Alla data odierna, i femminicidi non accennano a diminuire: più di uno ogni tre giorni e quattro donne su 10 hanno lasciato figli piccoli.
Relativamente al periodo 1 gennaio – 20 novembre 2022 sono stati registrati 273 omicidi, con 104 vittime donne, di cui 88 uccise in ambito familiare/affettivo; di queste, 52 hanno trovato la morte per mano del partner/ex partner: 52 le donne uccise da mariti, ex compagni, padri, uomini gelosi (così si dice), che puniscono la libertà femminile.
Sono numeri da incubo che, purtroppo, non accennano a diminuire.
La legge n. 69 del 19 luglio 2019, che ha introdotto il Codice Rosso a tutela delle donne e dei soggetti deboli, avrebbe dovuto tutelare maggiormente queste categorie.
Ma viene rispettato il Codice Rosso?
In realtà le violazioni dei provvedimenti di allontanamento da casa e dei divieti di avvicinamento ai luoghi frequentati dalle persone offese sono aumentate del 10% rispetto allo scorso anno.
Dalla sua entrata in vigore, la legge è stata infranta in 4.234 casi.
Le regioni più colpite sono state Sicilia (585), Lazio (452), Lombardia (398), Piemonte (386), Campania (340). Sono passate da 46 a 62 (+35%) le donne che hanno subito lesioni permanenti al viso.
Perché nonostante le leggi, l’attenzione politica, la risonanza mediatica, in Italia le donne continuano a morire?
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, alla presentazione del report con il capo della Polizia Lamberto Giannini, ha annunciato nuove misure di contrasto. Fra le altre l’ampliamento della portata dell’ammonimento del questore. E continua affermando che “i femminicidi commessi dal partner sono la rappresentazione plastica della logica della sopraffazione, degli atteggiamenti misogini e discriminatori nell’ambito delle relazioni affettive…La grande sfida poi è quella di proteggere le vittime nel percorso di denuncia, di sostegno psicologico e del supporto anche economico”.
L'importanza dell'ascolto verso le donne vittime di violenza è centrale anche per il capo della polizia Lamberto Giannini, il quale dichiara: “molta strada è stata fatta, ci sono norme sempre più efficaci, misure di prevenzione ma è importante continuare a studiare e a parlare di questo fenomeno. È fondamentale essere accoglienti con le vittime e bisogna fornire ogni tipo di supporto affinché abbiano la forza di denunciare: non c'è nulla di cui vergognarsi, quando si subisce violenza si è vittima”.
Il Direttore centrale della polizia criminale, Vittorio Rizzi, ha voluto sottolineare la natura strutturale di questi reati “che continua a rimanere in parte sommersa ed è il riflesso e la conseguenza di quella asimmetria di status che contraddistingue, quando patologico, il rapporto tra uomini e donne”.
Se è vero che appare opportuno un intervento, è altrettanto vero che la risposta delle istituzioni non sempre è adeguata alle leggi che già esistono. Questo rischia di alimentare un clima di sfiducia nelle istituzioni da parte delle donne che subiscono violenza. La donna non denuncia per senso di colpa, di vergogna, di inadeguatezza, per un motivo economico legato alla casa e al sostentamento, nonché per la sfiducia che nutre nelle istituzioni, molto spesso inerti.
Si delinea l'esigenza di lavorare sul fattore culturale, sulla percezione del problema violenza di genere, ma anche del supporto a quelle donne che denunciano.
Una sfida che richiede e richiederà una grande battaglia culturale. E che ancora non risulta vinta…
Carmela Mazza
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