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Mons.Michele Pennisi celebra San Filippo Apostolo
Ha commosso chi scrive, poter avere la possibilità, senza nulla togliere all’affetto che lo lega a don Rosario Gisana, poter scrivere questo pezzo sulla presenza, ad Aidone, a celebrare il Pontificale in onore di San Filippo Apostolo, di colui che ha segnato profondamente il proprio cammino di giornalista impegnato nell’area cattolica, ovvero, don Michele Pennisi, nei confronti del quale è legato da altrettanto affetto.
Il presule, va ricordato, è vescovo emerito di Piazza Armerina, dove ha esercitato il suo ministero pastorale dal 2002 al 2014, ed emerito arcivescovo di Monreale dal 2014 al 2022, anno in cui ha lasciato per sopraggiunti limiti di età. Ma Michele Pennisi, nonostante sia in “pensione”, continua incessantemente il suo impegno pastorale. E così, è stato accolto con grande entusiasmo ad Aidone dai suoi sacerdoti e da una chiesa gremita, primo fra tutti don Carmelo Cosenza, il parroco di Santa Maria La Cava, dove è ubicato, appunto il Santuario di San Filippo e dove convergono decine di migliaia di pellegrini provenienti da Enna, Piazza Armerina, e da ogni luogo della Sicilia.
Non va dimenticato che molti di loro giungono anche a piedi nudi da Enna, sottoponendosi a circa 40 chilometri di “Viaggiu a San Filippu”. E monsignor Pennisi ha voluto dedicare l’incipit della sua omelia proprio ai pellegrini, spiegando il significato teologico del pellegrinaggio: “Cosa vuol dire essere pellegrini? Chi intraprende un pellegrinaggio cerca anzitutto di avere chiara la meta. Per raggiungere il traguaardo bisogna essere leggeri , spogliarsi dei pesi inutili, portare con sé l’essenziale e lottare ogni giorno perché la stanchezza, la paura, l’incertezza e le oscurità non blocchino il cammino intrapreso”.
Per il vescovo, essere pellegrini significa ripartire ogni giorno, ricominciare sempre, ritrovare l’entusiasmo e la forza di percorrere le varie tappe del percorso che, nonostante le fatiche e le difficoltà, sempre aprono davanti a noi orizzonti nuovi e panorami sconosciuti:. “Essere pellegrini di speranza e costruttori di pace sulla roccia della risurrezione di Cristo”.
Ha poi parlato dell’importanza del prossimo grande Giubileo del 2025 che sarà una grande opportunità di rigenerazione della speranza che come comunità cristiana possiamo mettere in campo, accompagnando i cercatori di luce del nostro tempo a vivere esperienze che, facendoli uscire dal buio dei drammi quotidiani dovuti alle guerre in corso e alla crisi economica fanno alzare gli occhi verso Gesù Cristo Luce delle Genti che apre a una speranza certa sul futuro.
E la meta ultima del pellegrinaggio di ciascun uomo è la Gerusalemme Celeste, ovvero il Paradiso. Il vescovo ha sottolineato quanto sia importante la devozione a San Filippo, componente dei 12 Apostoli, venuto in Sicilia a predicare la Buona Novella. “San Filippo ci insegna a desiderare di vedere il volto del Padre che in Gesù si manifesta a noi come un Padre ricco di misericordia che ha tanto amato il mondo da donare il suo Figlio unigenito per la nostra salvezza e ci ricorda che il compito di noi cristiani e quello di condurre a Gesù tutti coloro che lo vogliono vedere .
E’ quello di fare risplendere il volto di Cristo attraverso la nostra testimonianza che è possibile perché Gesù Cristo ci ha donato lo Spirito Santo”. Un passaggio importante, Pennisi lo ha fatto sulla concomitanza della festa di San Giuseppe Lavoratore che la Chiesa celebra lo stesso giorno, a livello universale, e che coincide con la festa laica del lavoro “La Chiesa invita tutti i cristiani a evangelizzare il mondo del lavoro sviluppando il senso della solidarietà fra gli uomini che cercano un posto di lavoro e che lavorano fra Nord e Sud del paese e del mondo per contribuire a creare quella che il Papa chiama la civiltà dell’amore che è il presupposto per una pace vera e duratura”.
Un passaggio ha fatto sulla contrarietà che sempre il Papa ha espresso ed esprime nei confronti di tutte le guerre. Dopo la messa , mons. Pennisi, con in mano la santa reliquia di Filippo, ha guidato la processione del simulacro del Santo che si è snodata per le vie di Aidone con una “gran folla che acclamava”. Va ricordato che nell’arco della giornata si sono susseguite numerose celebrazioni eucaristiche ed è importante sottolineare, e di questo va dato merito al parroco, cosa che non sempre avviene durante le feste patronali, che c’erano, in chiesa, circa sette/otto sacerdoti disponibili per le confessioni.
Mario Pagaria
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