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Per Giulia e le altre
É stata uccisa ferocemente l'ennesima ragazza per mano di un uomo che diceva di amarla. E per l'ennesima volta, passato lo sgomento, rieccoci a sbattere come mosche impazzite contro i muri di odiosi teatrini mediatici e retoriche social che finiscono come sempre in polemica. Di chi la colpa? Del permanere di una cultura patriarcale per cui un uomo pretende di dominare una donna come oggetto di sua esclusiva proprietà? Sicuramente! ma non basta.
Non basta più, e a ben vedere, oggi questa spiegazione, quando esclusiva, contribuisce a mantenere uno status quo che confina l'emergenza in un recinto e, bloccando di fatto il collegamento con i drastici cambiamenti della contemporaneità, impedisce di affrontarla nella sua drammatica, concreta realtà.Viviamo ormai in una società malata. Disintegrata. Minata alle fondamenta. Corrotta da abitudini indotte che elevano a valore primario l'apparenza, l'esibire, il godimento facile e immediato, nell'appagante superficialità di una totale deresponsabilizzazione.
Abitudini indotte che relegano sul gradino più basso la pazienza del pensare e del costruire, l'accettazione del dolore intrinseco al vivere, del sacrificio necessario come disciplina del sé nel processo del crescere, la fatica di una propria ricerca spirituale, di un proprio modo di stare al mondo e nella relazione con l'altro. Tutte cose coperte di ridicolo da una mitologia spinta di falsa libertà, semplicemente quella di ciò che piace, proprio mentre la vera libertà dell'uomo che non vuole farsi schiavo, quella legata alla dignità e ai diritti inalienabili della persona, é negata a tutti i livelli più profondi e fondanti della società.
Viviamo immersi ciascuno nel proprio incomunicabile mondo virtuale, fatto di parvenze fantasmatiche, di immagini intercambiabili in flusso continuo, peraltro sempre più brutali dove la violenza é pane quotidiano. Una discesa agli inferi, senza cuore e senza pensiero, che plasma noi e soprattutto i nostri figli, sganciandoci dall'esperienza concreta di se stessi, del mondo e degli altri. Meglio così, ai poteri costituiti servono oggi umani, già ibridati artificialmente da strumenti di "realtà potenziata", non pensanti e non senzienti, esecutori di protocolli e masse manovrabili a piacimento. E pazienza se poi ogni tanto si ammazzano tra loro.
Se il più debole ogni tanto soccombe trucidato.In questa situazione che viene da lontano e sembra oggi irreversibile, é inutile per altro verso pontificare sulle colpe dei padri e delle madri, quando si sono distrutti i legami della famiglia, alla quale serve quella pazienza, quel saper costruire giorno per giorno attraverso le difficoltà, quel saper mediare fra i bisogni di tutti, che nessuno é più disposto ad esercitare - e anche quando lo é, non serve di fronte alla micidiale potenza persuasoria del resto. Così come é inutile pretendere aiuto dalla scuola quando la si é ridotta - fatte salve sporadiche e pur importanti eccezioni - da un lato a massa di scartoffie burocratiche da compilare da parte di un personale stanco di una gestione interessata a ben altro, e malpagato, e dall'altro a cinghia di trasmissione di un potere che premia chi obbedisce e ripete istruzioni, e punisce chi prova a esercitare un pensare indipendente.
Quando la si é resa sempre piu "facile", sempre più vuota di contenuti formativi, quando la parola "letteratura" è diventata sinonimo di noia, quando si sopprimono insegnamenti come la filosofia o l'arte ritenuti inutili in favore di competenze, peraltro limitate a semplici esecuzioni, sempre più tecniche e/o tecnologiche. Se é diventato primario formare operatori per specifiche operazioni - di base, dove non é contemplato andare alle sorgenti di ciascun sapere - che ci lamentiamo a fare quando ne escono esseri umani sempre più impoveriti e incapaci di affrontare l'esistenza?
E, per carità finiamola di invocare la necessità di "materie" apposite come l'educazione sentimentale, o sessuale, sui banchi di siffatta scuola! L'ennesimo patetico mostro, l'ennesima aberrante delega allo stato quando siamo stati ridotti all'incapacitá o impossibilità di gestire la nostra vita e quella dei nostri figli.
E a uno stato, che avalla l'agenda globale in direzione di una tirannia assoluta camuffata da democrazia, di un transumanesimo sempre più spinto, che ci sottrae sovranità perfino sui nostri corpi, appropriandosi di ogni scelta in tutti i campi della nostra vita, ci basta chiedere l'inasprimento delle pene?
Ha mai funzionato? Forse che così riportiamo in vita le vittime? Forse che un problema si risolve dopo che il danno é stato fatto?É partendo da qui, da una presa di coscienza rivoluzionaria, che metta in discussione le impostazioni sistemiche del capitalismo contemporaneo proiettato verso un distopico Nuovo Mondo, che possiamo sperare di tornare a un'umanità che a oggi ci sembra perduta...
Cinzia Farina
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