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La Mia Vita, la Salute, la Malattia
Attori, giornalisti, calciatori, musicisti, altri personaggi famosi, hanno scritto libri narrando le sofferenze che hanno affrontato durante una malattia oncologica, ne hanno parlato, per alzare l’audience, anche al festival di Sanremo. Con grande rispetto verso tutti i malati oncologici e verso me stesso, preferisco parlare della parte meno malinconica della mia malattia. Raccontare fatti, situazioni strane, grottesche, singolari, può servire a rendere meno gravosi i ricordi negativi.
Nei primi di gennaio 2015 dopo biopsia mi viene diagnosticato un linfoma, da Enna mi mandano all’ospedale di Caltanissetta dove mi informano che bisogna fare presto perché trattasi di linfoma galoppante, probabilità di sopravvivenza 20/30%. Dopo vari esami decidono di praticare una prima cura con tre cicli di chemioterapia a distanza di un mese ciascuno.
Ricoverato in reparto onco-ematologico all’ospedale S. Elia, siamo nel periodo di Pasqua, insieme al mio compagno di stanza organizziamo una grigliata per il giorno di Pasquetta, facciamo il giro e prendiamo le preferenze. Ci hanno presi sul serio, dicevamo che ci davano uno spazio in terrazzo, uno si è dispiaciuto perché veniva dimesso prima; Poi abbiamo detto che per motivi di sicurezza non ci concedevano il permesso, molti ci sono rimasti male.
Un’altra volta, però in modo serio, ci siamo fatti il giro per una pizza, ognuno ha scelto la sua, quando la sera abbiamo chiamato in pizzeria la segreteria telefonica ha risposto che quello era giorno di chiusura. Stavolta ci siamo rimasti male noi!
Dall’ospedale di Caltanissetta mi dimettono per un successivo ricovero alla clinica La Maddalena di Palermo per essere sottoposto ad autotrapianto, nel frattempo torno a casa e nonostante la mia carente condizione fisica, continuo ad allenarmi con la squadra del circolo bocciofilo ennese; un mercoledì mi chiamano dalla clinica per essere ricoverato il venerdì successivo, io dico che sabato sono testimone al matrimonio del mio più caro amico, sabato, invece si parte per Rende (CS), finale interregionale, per partecipare al campionato Nazionale, ci volevo essere; per poter giocare ho preso un antidolorifico. Ho dato il mio contributo, abbiamo vinto. Lunedì, contento per la vittoria, sono andato a Palermo i miei compagni, successivamente, sono andati a Roma per giocare la finale nazionale a squadre.
In clinica La Maddalena, dopo terapia oncologica a dosi massive, mi sottopongono ad autotrapianto e vengo “traslocato” su sedia a rotelle nel settore isolamento in ambiente a bassa carica batterica.
Controllo temperatura e peso notte e giorno, fra gli infermieri del turno di notte qualcuno mi chiama a voce bassa e accende solo la luce notturna altri a voce alta e luci tutte accese, mi sembra di essere tornato a fare il militare. Pillole mattino mezzogiorno e sera, sciroppo per sciacquo e ingoio, altro sciroppo di sapore orrendo per sciacquare e poi sputare, per prenderlo dovevo fare prima un minuto di raccoglimento.
Come passare il tempo? Non lettura, non utilizzo del tablet, con le gocce oleose negli occhi, non vedevo bene, il gioco che facevamo da ragazzi lo facevo da solo: indovinare nomi di città, di animali o di cose, almeno 6 e scorreva il tempo. Passeggiando, facevo dei discorsi a voce alta fingendo di essere ad un convegno o ad una riunione sindacale, parlavo in modo serio da persona importante ed erudita, ascoltavo musica da un programma televisivo che trasmetteva canzoni e bollettino della viabilità, conoscevo a memoria tutte le interruzioni delle strade italiane.
Fantasticavo col pensiero immaginando di essere al mare a prendere il sole, in campagna ad arrostire salsiccia, polpette di cavallo, carciofi sul fuoco. Dopo un mese di isolamento quando mi hanno dimesso in totale avevo perso 17 chili, sembravo uno zombi.
In questi anni 2015/2021 ho avuto modo di misurare la mia fede, pregare, apprezzare l’amore dei miei figli, i sacrifici e la dedizione incondizionata di mia moglie che mi è stata sempre vicina, mi ha curato, osservato, seguito con attenzione, confortato, consolato ed in più occasioni mi ha salvato la vita. Molti amici mi hanno chiamato spesso e mi hanno tenuto compagnia e sollevato il morale.
Avendo avuto anche molte complicanze, oltre alla clinica La Maddalena, spesso sono stato ricoverato all’ospedale di enna, ho frequentato tanti reparti. In una di queste occasioni ho festeggiato anche un capodanno insieme alla mia famiglia, non lo dimenticherò mai. Sono stato trattato bene, con gentilezza e disponibilità da parte del personale e dei medici in tutti i reparti che ho frequentato, ho percepito quanto sia importante per un malato sentirsi curato e protetto.
Quando lavoravo in ospedale spesso dicevo ai pazienti che nella malattia siamo scelti da Dio per portare una minuscola parte di croce e salvare i peccatori del mondo, qualcuno si arrabbiava e mi prendeva a parolacce. Tante volte l’ho ripetuto a me stesso.
Non ho mai pensato: perché è toccato proprio a me e non ad altri, ho accettato e combattuto con ottimismo, ironia e voglia di vivere, guardando le cose solo dal lato positivo. Certi momenti, invece, quando vedevo ragazzi, giovani madri con figli piccoli soffrire ed anche morire, mi rattristavo profondamente, avrei voluto essere io al posto loro.
Nell’anno 2017 ho avuto un periodo di depressione volevo stare solo e uscivo poco, poi con le cure psichiatriche e l’aiuto della carissima Vincenza Cannella, psicologa e psicanalista che mi ha seguito con garbo, delicatezza e grande professionalità, sono migliorato molto, dopo tempo, per eccesso di autogratificazione, ho avuto un periodo di eccitazione mentale, litigavo con mia moglie, i miei figli e mi incavolavo con le persone anche se solo mi guardavano; mi era venuta la frenesia di scrivere poesie e racconti, pensavo cose, mi alzavo la notte e prendevo appunti in un quaderno, poi li riportavo sul computer ma tra una trascrizione e l’altra ho combinato una confusione enorme e si è perso il filo del racconto. Forse un giorno mi metterò al lavoro e riuscirò a riordinarlo.
IL sostegno, di mia moglie, dei miei figli, la vicinanza degli amici e di tutte le persone che mi hanno rispettato aiutato e voluto bene per me è stato un grande regalo, ma il regalo più grande e più prezioso che si possa desiderare è stato quello che ho ricevuto dal SIGNORE: il dono della vita.
Angelo Miano osservatore indipendente
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