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La mancanza di acqua ha risvegliato la coscienza di tanti cittadini
La gravissima crisi idrica che sta interessando la nostra provincia, unitamente a quelle di Caltanissetta ed Agrigento, ha avuto il merito, paradossalmente, di risvegliare (finalmente) la coscienza di tanti cittadini, troppo spesso dormiente perché assorbita da altre priorità, che certamente in un territorio come il nostro non mancano, a cominciare dal lavoro e da un'economia sempre più asfittica che condizionerà il futuro delle nuove generazioni.
E la nascita dei tanti comitati cittadini che sono sorti, dietro l'iniziale spinta di quello ennese, non può che essere meritorio, non solo per avere portato all'attenzione dei media e quindi dell'intero Paese il dramma che qualche milione di cittadini stanno vivendo, ma soprattutto per avere contribuito ad evidenziare l'inettitudine di un'intera classe politica, la quale, pur consapevole dell'imminente dramma si è mossa con colpevole ritardo cercando soluzioni per tamponare una condizione, è bene dirlo, che rimarrà comunque emergenziale, sapendo che per superare il problema necessitano ben altri tempi e soprattutto ben altri interventi oltre allo scavo di qualche pozzo.
Ed è qui che i comitati possono giocare un ruolo determinante per il futuro, a patto però che, superata l'emergenza, ammesso che possa essere superata a breve, non ci si accontenti di qualche giorno di acqua in più alla settimana. Ne consegue che quello che viene "gridato" nelle piazze e ai microfoni: acqua pubblica, bollette a costi più ragionevoli e soprattutto la garanzia di avere una regolare fornitura, deve tradursi in una vera piattaforma politico/rivendicativa che diventi patrimonio di tutti i siciliani, da sottoporre a tutte le sedi deputate e a tutti gli interlocutori istituzionali, a cominciare dai parlamentari a tutti i livelli, fino ad arrivare al governo regionale e nazionale.
La strada è certamente ambiziosa e non priva di difficoltà anche in considerazione dei tempi non brevi.
Ma questo dovrebbe essere l'obiettivo imprescindibile per sperare di vivere in una terra affrancata dal bisogno primario.
Giovanni Lunardo
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